Pensioni di reversibilità: incostituzionali le penalizzazioni basate sull’età dei coniugi

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Bocciate le norme che puntavano a contrastare i matrimoni “di comodo”

La Corte Costituzionale ha bocciato la norma introdotta nel 2011 per scoraggiare i cosiddetti matrimoni di comodo, contratti cioè con lo scopo di far incassare al coniuge più giovane la pensione di reversibilità dell’altro. In base a quella disposizione, la pensione di reversibilità doveva essere corrisposta in misura ridotta nei casi in cui il coniuge più anziano avesse più di 70 anni momento dei matrimonio e la differenza di età tra due fosse superiore a 20 anni. La penalizzazione prevista era pari al 10% per ogni anno di matrimonio mancante rispetto a dieci anni: per esempio, in caso di matrimonio contratto da soli cinque anni, la pensione doveva essere ridotta del 50%.

La sentenza, pubblicata lo scorso luglio, giudica irragionevole limitare il trattamento previdenziale, esclusivamente in base al dato dell’età avanzata di un coniuge e della differenza di età. Le eventuali limitazioni del diritto alla pensione di reversibilità, sostiene la Corte, devono rispettare i principi di eguaglianza e di ragionevolezza e il principio di solidarietà, e non possono interferire con le scelte di vita dei cittadini, che esprimono libertà fondamentali.

Grazie alla bocciatura della Corte Costituzionale, gli interessati possono presentare domanda di ricostituzione della pensione, e chiedere la restituzione dei ratei arretrati indebitamente penalizzati.