L’addio Usa a Parigi non fa paura

Georgina Laird -

Trump abbandona la causa clima, ma la Casa Bianca da sola non fa paura.

Il presidente Usa alla fine ha deciso, ritirando il secondo maggior produttore globale di emissioni di CO2 dall’accordo di Parigi, azione che potrebbe essere adottata a domino anche da altri Paesi. A nulla sono serviti gli illustri appelli di leader politici, degli amministratori delegati di alcune delle società più importanti al mondo, tra cui Exxon’s, Apple, Alphabet e Tesla, e neppure la contrarietà dei suoi stessi familiari.

Lo scopo conclamato del tycoon è quello di salvare l’industria mineraria, ma di fatto l’abbandono dell’alleanza parigina non gli basterà per interrompere il declino delle curve di costo dell’energia solare, eolica e agli ioni di litio. La scorsa settimana, infatti, le manovre pro-ambiente sono continuate sia a livello di singoli Stati sia da parte delle società: la California, New York e Washington si sono uniti per continuare a seguire le regole dell’accordo, mentre il 62% degli azionisti di Exxon si sono espressi a favore di un’analisi dei rischi posti dai cambiamenti climatici più aperta e dettagliata, un aumento monumentale rispetto al 38% dello scorso anno.

Il progresso in materia ambientale non è comunque certo frutto della sola ondata da “Let’s save the world”. I crescenti benefici economici legati a pratiche più green funzionano, di fatto, come incentivo per gli Stati, le aziende e anche per gli investitori: i profitti spingono di più della politica. Trump potrà anche mettere “Pittsburgh prima di Parigi”, una frase che lo stesso sindaco della città del Pennsylvania ha rigettato, confermando invece l’impegno verso gli accordi climatici, ma l’unica cosa che si è davvero ottenuta è stato un rinnovato pegno alla causa e il lasciare alla Cina il ruolo di leader nella strada verso il cambiamento.

Ma cosa implica tutto ciò per gli investimento? Crediamo sia troppo tardi per rallentare il passaggio a tecnologie environmental-friendly. Dall’energia solare, ai veicoli elettrici, passando per l’eolico: questa è una rivoluzione che va costruendosi ormai da tempo, con le barriere che sono andate deteriorandosi e i ritorni sugli investimenti sono saliti da rendere superflui i sussidi. In conclusione, crediamo che il cambiamento di approccio da parte del governo Usa avrà un impatto estremamente marginale sulle aziende e sui settori coinvolti nella tutela ambientale.


Georgina Laird – Sustainable Investment Analyst – Kames Capital