“Caro – banca”, rimborsi rinviati a settembre

Rosaria Barrile -

Di fronte agli aumenti applicati sul costo del conto corrente, è intervenuta Banca d’Italia che invita le banche interessate a riesaminare le modifiche realizzate da gennaio 2016 e ad adottare “iniziative correttive”, compresa l’eventuale restituzione delle somme percepite

Nel corso degli ultimi 18 mesi molti italiani si sono visti recapitare dalla propria banca una lettera contenente la comunicazione relativa all’aumento del costo del conto corrente.

Nel giro di breve è arrivata però la reazione delle associazioni dei consumatori: il Movimento Difesa del Cittadino e e Altroconsumo hanno inviato un esposto alla Banca di Italia, in relazione agli aumenti di Banco Bpm, Ubi, e Deutsche Bank e Intesa Sanpaolo e hanno già reso noto di aver predisposto lettere di diffida contro tali banche.

Nel frattempo è arrivata la risposta di Via Nazionale che afferma di aver già chiesto a marzo un riesame delle modifiche. Un dettaglio non da poco, dato che escluderebbe dal richiamo di Bankitalia Intesa Sanpaolo che avrebbe applicato gli aumento solo in tempi successivi.

L’intervento di Banca d’Italia, per quanto auspicato tuttavia, non fa del tutto chiarezza circa il destino dei correntisti: gli aumenti potrebbero essere illegittimi, e quindi “potrebbero”, ma il condizionale è d’obbligo, dar luogo ai rimborsi per i clienti interessati.

In pratica, il rimborso non scatterebbe automaticamente ma solo a seguito del ricorso all’ all’Arbitro Bancario Finanziario. In sintesi, chi ritiene di aver subito un aumento ingiustificato dovrà far da sé seguendo la procedura tipica in caso di dispute relative al conto corrente: dovrà quindi prima presentare un reclamo scritto alla propria banca, aspettare l’eventuale risposta, e poi rivolgersi all’Arbitro Bancario.

A quel punto il rimborso potrebbe scattare ma solo nel caso in cui l’Arbitro ritenga ingiustificate le motivazioni alla base degli incrementi, come spiega la stessa Banca d’Italia nella risposta inviata agli esposti presentati da Movimento Difesa del Cittadino e Altroconsumo. E’ bene ricordare infatti è che senza “giustificato motivo” le norme bancarie vietano le modifiche unilaterali dei contratti.

Ma le valutazioni dell’Arbitro appaiono per ora tutt’altro che scontate: gli aumenti introdotti da Banco Bpm, Ubi e Deutsche Bank infatti erano stati “motivati” con la compensazione dei contributi al Fondo di risoluzione che ha salvato le quattro banche nel novembre 2015 (Etruria, Chieti, Ferrara e Marche) e da Intesa Sanpaolo come conseguenza della politica a tassi negativi della Bce.

Banca di Italia inoltre non avrebbe espressamente”bacchettato” le banche in questione ma si sarebbe limitata a inviare una comunicazione a tutte le banche, e quindi non solo a quelle citate negli esposti delle associazioni dei consumatori, per ribadire le condizioni in base alle quali è possibile procedere a modifiche contrattuali e ad aumenti dei costi: “Abbiamo chiesto a tutti gli intermediari di riesaminare le modifiche realizzate a far tempo dal gennaio 2016 alla luce del quadro complessivo di riferimento e di adottare, laddove necessario, iniziative correttive a tutela dei clienti, compresa l’eventuale restituzione delle somme percepite; gli intermediari sono tenuti a comunicarci le iniziative intraprese a seguito del riesame”.

Si tratta a conti fatti di un richiamo “soft” a verificare se la modalità di applicazione delle nuove condizioni contrattuali siano state coerenti con le regole fissate e di rimborsare i clienti in caso contrario. Ma per ora non stabilisce alcun obbligo preciso nei confronti delle banche coinvolte.

Per Francesco Luongo, presidente del Movimento Difesa del Cittadino l’invito è rivolto da Bankitalia è invece il presupposto per ottenere i rimborsi : “Il testo parla chiarissimo e dà ragione ai molti clienti che hanno subito gli incrementi e che ora potranno ottenere le somme indietro. Ci aspettiamo che gli istituti si esprimano dopo la posizione espressa dalla Vigilanza”. E sul fatto che l’Arbitro bancario finanziario possa dare ragione ai correntisti è ottimista : “Tale aumento, infatti, oltre ad essere del tutto arbitrario rispetto alla quantificazione, non risultava assimilabile ad una modifica del contratto possibile all’art 118 del Testo unico bancario. La motivazione è generica e non assimilabile al giustificato motivo richiesto dalla norma”.