Mediobanca, nel 2016 tra i fondi italiani bene i fondi pensione

Walter Quattrocchi -

L’indagine su 1179 fondi italiani evidenzia il peso delle commissioni.

Tra i fondi italiani sono quelli pensione negoziali e aperti ad avere reso di più nel 2016. In particolare quelli negoziali hanno battuto pure la rivalutazione del TFR.
Il dato emerge dalla XXVI edizione dell’indagine di Mediobanca sui fondi e Sicav italiani.

Raccolta netta positiva

Nel 2016 la raccolta netta è stata positiva per circa 8 miliardi di euro.
Dopo 9 anni in rosso dal 2003 al 2012, le sottoscrizioni dei fondi italiani hanno superato i riscatti per il quarto anno consecutivo, consolidando l’inversione di tendenza manifestata nei tre anni precedenti.
Il ridimensionamento del comparto dei fondi italiani, che ora occupa la sedicesima posizione nel contesto internazionale, mentre era quarta nel 2004, ha un’incidenza dei patrimoni gestiti sul PIL pari al 15% contro il 42% nel 1999: l’Italia appare in forte controtendenza rispetto all’Europa dove l’incidenza nello stesso periodo è salita dal 48% al 95%.

Rendimenti

Nel 2016 il rendimento netto medio dell’insieme dei 1179 fondi censiti nell’indagine è stato pari all’1,3%.?
I fondi aperti hanno segnato l’1,1%: i contributi più positivi sono venuti, nell’ordine, da bilanciati (1,8%), azionari (1,6%) e obbligazionari (1,5%); i flessibili hanno reso lo 0,5%, con i fondi di mercato monetario al -0,2%.?
Hanno registrato performance positive anche i fondi riservati (1,4%) e i fondi pensione negoziali (2,6%) e aperti (2,2%); con rendimenti trascurabili i fondi di fondi (collegati 0,6%, non collegati 0,3%).?In negativo i soli fondi speculativi (-0,2%) e immobiliari (-1,7%).

Costi di gestione

I costi di gestione sono scesi all’1,2% del patrimonio (erano 1,3% nel 2015), con una punta del 2,2% nel comparto azionario, più contenuta rispetto al massimo storico del 2015 ( 2,9%), ma tre volte e mezzo relativamente ai fondi USA.

Valutazione di lungo e medio periodo

Secondo lo studio di Mediobanca i rendimenti dei 1179 fondi italiani censiti nell’indagine, in un’ottica di lungo periodo, sono ancora insoddisfacenti : chi avesse investito in tutti i fondi comuni aperti italiani negli ultimi 33 anni avrebbe subìto, rispetto ad un impiego annuale in BOT a 12 mesi, una perdita poco inferiore a una volta il patrimonio iniziale (aumentato nel periodo di sole 4,2 volte contro le 5 dei BOT).

Fondi pensione negoziali

I fondi pensione negoziali hanno ottenuto dal 1998 al 2016 un aumento di 10,8 miliardi nel patrimonio al netto della raccolta annuale che, rapportato a un patrimonio medio di 16,8 miliardi ( 45, 9 miliardi a fine 2016), porta a un incremento del 64,5% nel periodo, pari ad un rendimento del 2,92% annuo composto su 18 anni.
Gli oneri di gestione pagati dai sottoscrittori sono ammontati a 491 milioni di euro, il 4,5% dell’incremento ottenuto.

Questi fondi pensione contrattuali hanno chiuso il 2016 cumulando un rendimento da fine 2000 del 63,4%, che come nel 2015 supera la rivalutazione del TFR, pari al 46,8%, beneficiando delle buone performance dell’ultimo quinquennio.

Fondi pensione aperti

I fondi pensione aperti, invece, hanno ottenuto dal 1998 al 2016 un aumento di 3,3 miliardi che, rapportato a un patrimonio medio di 5,8 miliardi ( 16,9 a fine 2016), porta a un incremento del 57,5% in 18 anni, il 2,56% annuo composto.
Gli oneri di gestione sono di 1,1 miliardi ( il 33% dell’incremento).

Questo tipo di fondi pensione guadagnano appena il 33,3% complessivo dal 2000 al 2016, e in ognuno degli anni dal 2001 il loro rendimento cumulato rimane distante (13,5 punti nella media del periodo) rispetto a quello del TFR.