Il nodo dell’età pensionabile impatta anche sull’occupazione giovanile

Roberto Carli -

Entro il prossimo 20 ottobre il Governo dovrà presentare la Legge di Stabilità in cui è molto probabile che ci sia un mini pacchetto previdenza entro il “sentiero stretto” delle risorse disponibili delineato dal Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

Il tema davvero delicato è quello legato all’innalzamento automatico dell’età pensionabile legato alla speranza di vita che dovrebbe elevare l’ “asticella” ai 67 anni dal 2019. Le posizioni sul “campo “ sono numerose e variegate.

Partendo dalle componenti “tecniche” va ricordato come la Ragioneria generale dello Stato nel proprio rapporto annuale sulle Tendenze di Medio-Lungo periodo del sistema previdenziale e sociosanitario nello scorso mese di luglio rimarcava come in termini di sostenibilità finanziaria tale automatismo, unitamente alla revisione dei coefficienti di trasformazione, preserva le condizioni di equilibrio ed entrambe le misure sono state valutate con estremo favore dagli Organismi internazionali e, in primo luogo, in ambito europeo.

Eventuali correttivi rivolti non tanto a sopprimere esplicitamente gli adeguamenti automatici previsti dalla normativa vigente, ma a limitarli, differirli o dilazionarli, è il parere, determinerebbero un sostanziale indebolimento della complessiva strumentazione del sistema pensionistico italiano volta a contrastare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione, in quanto verrebbe messa in discussione l’automaticità e l’endogeneità degli adeguamenti stessi, per ritornare nella sfera della discrezionalità politica con conseguente peggioramento della valutazione del rischio Paese nei termini sopra indicati. Anche il parere dell’ Inps va sostanzialmente nella stessa direzione ritenendo che si “scaricherebbero” i costi sul debito previdenziale implicito a carico delle giovani generazioni.

Nell’ambito delle audizioni parlamentari aventi ad oggetto la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza sono tornati poi sull’argomento sia la Corte dei Conti che la Banca d’Italia. Secondo la Magistratura Contabile è necessario confermare i caratteri strutturali delle riforme, a partire dai meccanismi di adeguamento automatico di alcuni parametri (come i requisiti anagrafici di accesso alla evoluzione della speranza di vita e la revisione dei coefficienti di trasformazione).

Ogni arretramento su questo fronte, esporrebbe il comparto e quindi la finanza pubblica in generale a rischi di sostenibilità. Per la Banca d’Italia va garantita la piena attuazione delle riforme per fronteggiare le ultime proiezioni, meno favorevoli, sull’andamento prospettico della spesa previdenziale rispetto al PIL. Contrari all’innalzamento dell’età pensionabile sono invece i sindacati confederali che hanno formalizzato la propria richiesta nella lettera inviata al Governo pochi giorni fa contenente le 11 proposte per implementare la fase 2 della riforma delle pensioni.

Sostanzialmente sulla stessa “lunghezza d’onda” anche la proposta Damiano-Sacconi, ex Ministri del Lavoro e attualmente Presidenti della Commissione Lavoro di Camera e Senato . Il Governo è in attesa dei dati ufficiali sulla speranza di vita da parte dell’Istat ed ha un atteggiamento di forte cautela anche in considerazione dell’approssimarsi delle scadenze elettorali.

Potrebbe essere valutata la possibilità di una “apertura” rivolta a singole categorie di lavori ritenuti usuranti o, secondo rumors, un possibile rinvio della emanazione del decreto direttoriale a dopo le elezioni, previo però intervento legislativo con effetto dilatorio. La delicatezza della decisione travalica poi i meri profili previdenziali impattando anche sull’occupazione giovanile, assoluta priorità conclamata della prossima Legge di Bilancio.

A tal proposito va ricordato un interessante studio dell’Inps, il WorkINPS n.1 , A clash of generations? Increase in Retirement Age and Labor Demand for Youth, secondo cui i blocchi indotti dalla riforma pensionistica del 2011, avrebbero ridotto le assunzioni di giovani di circa 37.000 unità. I risultati suggeriscono, proseguiva lo studio che innalzamenti dei requisiti pensionistici dovrebbero, se possibile, essere introdotti con una certa gradualità_a per evitare efftti negativi sul mercato del lavoro dei giovani.

Le proprietà dei sistemi pensionistici che consentono una certa libertà ai lavoratori riguardo all’ et_a di pensionamento, perch_e rendono questa scelta neutra sul piano attuariale, possono essere utilizzate per attutire questi effetti senza pregiudicare i risultati di queste riforme nel ridurre la spesa pensionistica. E’ il grande tema , di particolare attualità, legato alla “flessibilità in uscita”