Il valore aggiunto di una gestione attiva

-

Il quadro generale – Gestione attiva vs. passiva
Larry Hatheway, Group Head of Investment Solutions e Capo Economista – GAM

Il dibattito esistente fra gestione attiva e passiva è spesso frainteso perché mal rappresentato. Si può considerare vero che, data la crescente diffusione della dispersione dei prezzi nei mercati, il contributo derivante dalla selezione dei titoli, aplha, contribuisca maggiormente al rendimento complessivo, finora dominato dal beta (facilmente replicabile negli ETF a basso costo). Tuttavia, il difetto fondamentale degli strumenti passivi è che, da soli, non possono offrire una vera diversificazione, che è invece alla base di un investimento efficace. Negli ultimi otto anni gli investitori sono stati portati a credere che un “portafoglio equilibrato” di ETF azionari e obbligazionari offra diversificazione. Il tradizionale portafoglio “60-40” ha invece offerto rendimenti eccezionali grazie alla fase rialzista che ha caratterizzato contemporaneamente sia i mercati azionari sia quelli obbligazionari. Tuttavia, è improbabile che questa situazione rosea duri nel tempo. Man mano che si restringe la differenza tra gli output e la politica monetaria viene normalizzata, la fase positiva del mercato obbligazionario volge al termine. E se, come sembra probabile, ad un certo punto l’aggiustamento dovesse rivelarsi volatile, gli investitori metteranno in dubbio il valore dell’investire in strumenti a basso costo, meri mattoncini piuttosto che un insieme ben diversificato di partecipazioni. Quando i tassi di interesse aumentano e le quotazioni oscillano, il valore di un approccio attivo si sposta verso la conservazione della ricchezza, che richiede una strategia di asset allocation attiva e fonti di rendimento non direzionali, elementi che non possono essere ottenuti attraverso replicatori di indici. In breve, il valore aggiunto dato dalla gestione attiva non risiede soltanto nel battere mercati con un trend rialzista, ma ancor più nella costruzione e gestione dei risultati del portafoglio.

Azionario europeo
Niall Gallagher, Portfolio Manager per l’azionario europeo – GAM

Praticamente sette gestori azionari europei su dieci non sono riusciti a sovraperformare l’indice MSCI Europe negli ultimi cinque anni1. Non sorprende quindi che gli investitori siano preoccupati per i fondi attivi, relativamente cari e poco efficienti, e che siano passati ad un più economico sistema di riproduzione degli indici e agli ETF smart beta. Alcuni gestori europei hanno dato risultati positivi sull’azionario e molti di essi sovraperformano nell’arco di un anno, ma la maggior parte di essi non riesce a mantenere la performance nel lungo periodo. Riteniamo che questa incapacità di sostenere una performance solida dipenda in parte dalla mancanza di comprensione – e quindi di controllo – dei rischi legati allo stile dei fattori all’interno dei portafogli azionari gestiti attivamente e all’impatto sulla performance quando si verifica una rotazione tra questi fattori. Con un approccio attivo e direzionale, utilizziamo un sofisticato processo di costruzione del portafoglio basato sui rischi, per garantire che la ricerca intensiva e a valore aggiunto condotta dal nostro team prevalga sui rendimenti e sul nostro profilo di rischio e che una manciata di investimenti fattoriali sovradimensionati non guidino il portafoglio. Dopo tutto, questa è la parte per cui gli investitori pagano di più: l’alfa che né l’indice, né gli smart beta riescono a replicare.

Settore sanitario
Christophe Eggmann, Portfolio manager per l’azionario settore sanitario – GAM

La combinazione di una profonda comprensione delle patologie e dello sviluppo di nuove tecnologie per la progettazione di farmaci ha portato il potenziale di innovazione del settore a livelli senza precedenti. Questa dinamicità ha già iniziato a rivoluzionare il paradigma terapeutico di molte aree, quali il cancro e le malattie genetiche ereditarie. Investire nella sanità oggi significa capitalizzare questi sviluppi entusiasmanti, che cerchiamo di massimizzare focalizzando ogni decisione di investimento sull’innovazione. Identifichiamo aree ancora inesplorate ma con elevata necessità e investiamo in aziende che abbiano adottato una forte logica scientifica nei propri modelli di business e che stiano sviluppando assets best-in-class per offrire un valore aggiunto ai nostri investitori, al di sopra dei rendimenti potenziali derivanti da un approccio passivo.

Azionario giapponese
Ernst Glanzmann, portfolio manager per l’azionario giapponese – GAM

La performance collettiva degli indici azionari giapponesi nell’arco di quasi tre decenni suggerisce che gli utili aziendali siano deboli, ma – secondo la nostra esperienza – il contesto microeconomico è innovativo e vivace. Il nostro obiettivo d’investimento è focalizzato su imprese realmente leader con una crescita sostenibile superiore alla media e un solido management. Inoltre, non strapaghiamo al momento dell’aggiunta di un nuovo titolo e manteniamo le nostre 20-30 posizioni accuratamente scelte, purché i fondamentali lo consentano e/o le valutazioni rimangano interessanti. Questa strategia, caratterizzata da grande pazienza e un basso turnover dei titoli in portafoglio, ha servito bene i nostri clienti negli ultimi nove anni. E potrebbe essere vista come l’effettiva conferma che una gestione attiva in uno dei più grandi mercati azionari mondiali possa apportare un significativo valore aggiunto.

Azionario asiatico
Jian Shi Cortesi, portfolio manager per l’azionario asiatico e cinese – GAM

I mercati azionari asiatici (escluso il Giappone) restano, in generale, ancora meno efficienti rispetto agli omologhi statunitensi ed europei. Alcuni di questi mercati continuano ad essere in gran parte guidati da investitori retail che scambiano su indiscrezioni e storie, ignorando i fondamentali delle imprese e le valutazioni azionarie. Anche la qualità della ricerca da parte dei brokers tende ad essere inferiore e meno completa rispetto a quella dei grandi paesi avanzati. Ciò crea maggiori opportunità di guadagno per i manager attivi, in termini di titoli mal prezzati. Seguendo approcci d’investimento metodici e collaudati, siamo potenzialmente in grado di generare un alfa elevato e coerente anche in questi mercati poco ricercati.