Ape volontario in stand by, forse al via da aprile

Walter Quattrocchi -

Boeri invita a valutare bene il tasso di sostituzione

Ancora in stand by l’Ape volontario per chi vuole andare in pensione in anticipo di 3 anni e 7 mesi richiedendo un prestito bancario ventennale.
Per la presentazione delle richieste bisognerà attendere almeno fino ad Aprile.

Mancano i pareri del Garante della privacy, dell’Antitrust e anche dell’Agld, l’agenzia del digitale, interpellata perché le domande dovranno arrivare online sul sito dell’Inps e i cittadini dovranno richiedere il Pin dell’Istituto previdenziale o l’identità digitale Spid.

L’accordo siglato a novembre scorso tra Governo e Abi e Ania, per il prestito e l’assicurazione per il pensionamento anticipato, prevede un finanziamento per accedere all’Ape volontaria rimborsabile in 20 anni ( possibile un’estinzione anticipata), con un tasso Taeg pari al 2,75% in fase di erogazione e al 2,85% in fase di ammortamento. Il tasso di interesse è fisso per il singolo lavoratore, ma varierà ogni due anni.

Il prezzo è stato stabilito sommando uno spread al Rendistato ( rif. titoli di stato) e alla differenza tra i Cds ( derivati) bancari e il Cds sovrano.

Al costo da sostenere per l’estinzione del prestito va aggiunto il pagamento della polizza che scatta in caso di morte del pensionato, un premio una tantum che viene dalla banca inserito nel conteggio del prestito concesso al lavoratore.

Alla convenzione per il prestito legato all’Ape volontario hanno già aderito le banche Unicredit e Banca Intesa. Tra le compagnie assicurative hanno aderito Generali, Unipol, Allianz, Poste e Cattolica.

Ricordiamo i requisiti per potere richiedere l’Ape volontario : Il lavoratore deve avere almeno 63 anni di età e maturare il diritto a una pensione di vecchiaia entro tre anni e sette mesi dalla data della domanda di anticipo pensionistico; Il lavoratore deve avere versato i contributi previdenziali per almeno venti anni e al momento dell’accesso alla prestazione, la pensione, al netto della rata di ammortamento corrispondente all’Ape richiesto, deve essere pari o superiore a 1,4 volte il trattamento minimo; Il lavoratore non deve essere già titolare di una pensione diretta.

L’operazione Ape volontario è stata prorogata fino al 31 dicembre del 2019 e per chi richiederà questo tipo di anticipo pensionistico avrà effetto retroattivo dal 1° maggio 2017.

Boeri e il rischio carenza informativa

Intanto il Presidente dell’Inps Boeri sulle pagine di Famiglia Cristiana interviene sull’argomento paventando il rischio che il lavoratore scelga di anticipare il pensionamento ricorrendo al prestito legato all’Ape volontario, ma senza aver messo bene in conto che il suo trattamento pensionistico sarà di conseguenza più basso.

Il tema che Boeri cerca di portare in tutta evidenza è quello della informazione ed educazione previdenziale che l’Istituto, che il Professore dirige da quattro anni, ha cercato di affrontare rendendo possibili 12 milioni di simulazioni della propria pensione futura sul proprio sito e inviando 3 milioni di buste arancioni a chi non ha accesso ai servizi on line personalizzati.

I dati contenuti nelle buste hanno consentito ai lavoratori di comprendere il rapporto tra contributi versati e pensione futura e di avere una prima stima di quella che potrebbe essere la somma mensile su cui potranno contare al termine della vita lavorativa .

L’Inps ha anche avviato una campagna di comunicazione attraverso un canale ufficiale su you tube. I due video che spiegano il funzionamento dell’iniziativa “ La mia pensione “ dal 2015 hanno avuto in totale 150 mila visualizzazioni .

L’indagine di State Street Global Advisors sul risparmio ai fini pensionistici

Una recente ricerca condotta da Prometeia e Ipsos per conto di State Street Global Advisors su un campione di oltre 1.300 italiani ha messo in luce che l’81% degli interpellati ritiene che la propria pensione futura non sarà soddisfacente .

Nonostante ciò a fine 2016, secondo la Covip, solo 7,2 milioni di italiani hanno aderito a una forma di previdenza complementare, il 27,8% del totale della forza lavoro, secondo l’Istat, pari a 25,7 milioni di persone.

Il 75% degli intervistati nel sondaggio ha dichiarato di non essere sufficientemente informato sul funzionamento delle diverse forme di previdenza complementare : fondi pensione negoziali , preesistenti, aperti e piani indivdiuali assicurativi-previdenziali ( Pip).

In particolare è emerso l’opinione generalizzata che questi strumenti pensionistici complementari siano molto cari . Eppure i costi dei negoziali ( in media lo 0,35% annuo) sono inferiori di un quarto di quelli di altri prodotti pensionistici privati ( 1,42% in media tra Pip e fondi pensione aperti ) .

Il sondaggio mostra con tutta evidenza come i fondi pensione siano spesso incompresi e come non ci sia un’adeguata informazione a riguardo.