I titoli finanziari non hanno nulla da temere dalla FED … Se saprà mantenere la parola

Guy de Blonay -

Nel 2018 il settore finanziario mondiale opererà in un contesto economico in gran parte favorevole, anche se molt. L’innovazione nella tecnologia finanziaria rimane un fattore chiave per il settore e porta con sé cambiamenti rivoluzionari, ma anche enormi opportunità.

In attesa del 2018, c’è trepidazione. Mentre le banche centrali, guidate dalla Federal Reserve, hanno indicato da tempo ormai che i tassi d’interesse ai minimi non potranno durare per sempre, le preoccupazioni circa la velocità dei futuri aumenti continuano ad influenzare il mercato. Tuttavia, teniamo a mente che la capacità di una banca centrale di aumentare i tassi rappresenta un voto di fiducia rispetto alla resilienza dell’economia di un Paese. Stiamo assistendo ad un’accelerazione sincronizzata della crescita globale, che è favorevole per le azioni e ovviamente molto positiva per le società finanziarie. Nel frattempo, la Presidente della Federal Reserve Janet Yellen non sarebbe potuta essere più chiara lo scorso ottobre, quando ha detto che le mosse verso l’aumento dei tassi e l’uscita dagli anni del Quantitative Easing saranno prive di sorprese, un po’ come quando si “aspetta che la vernice si asciughi”. Jerome Powell, il suo successore, seguirà probabilmente lo stesso approccio.

E’ vero che un’impennata dell’inflazione potrebbe scombussolare l’approccio lento e costante al rialzo dei tassi d’interesse, ma vi sono pochi motivi per pensare che questo possa accadere. L’inflazione salariale è sotto controllo e i prezzi al consumo sono rimasti bassi, dato che l’azione combinata delle nuove tecnologie insieme all’implacabile crescita dell’e-commerce contiene i prezzi di beni e servizi.

Aspettiamoci una scossa

In questo contesto, è probabile che i mercati si concentrino sempre più sui fondamentali delle imprese, che valutano quali aziende sono in grado di sopravvivere meglio nel momento in cui il costo dei prestiti aumenta. Il prossimo anno potrebbe segnare l’inizio di uno shake-out delle cosiddette aziende “zombie”, che sono sopravvissute per tanto tempo soltanto grazie all’accesso al credito a buon mercato. Il divario tra vincitori e vinti si allargherà.

Muovendoci verso il 2018, abbiamo costruito un’esposizione via via maggiore, rispetto all’inizio dell’anno, verso aziende che operano nei mercati emergenti e nel settore delle tecnologie finanziarie (FinTech), ma anche verso le banche statunitensi ed europee.

In Europa, gli ultimi risultati elettorali in Francia e Germania hanno rafforzato la fiducia nel progetto Ue. Anche le prospettive economiche sono migliorate e gli istituti di credito dovrebbe trarne beneficio in quanto la crescita dei prestiti continua a risalire così come migliora la qualità del credito. Anche gli utili stanno migliorando e – se consideriamo le valutazioni – le azioni finanziarie, a mio avviso, non sono più care rispetto ad altri settori. Nel Regno Unito, le prospettive sono più eterogenee. La crescita è rallentata e le incognite intorno a Brexit sono ancora numerose. Allo stesso tempo, negli ultimi anni, il credito al consumo è aumentato molto più rapidamente del reddito delle famiglie. Di conseguenza, è probabile che l’andatura di qualsiasi rialzo dei tassi sia lenta e contenuta, proprio come negli USA. Ciononostante, continuiamo a favorire quelle società come 3i e London Stock Exchange che traggono una quota significativa dei loro ricavi al di fuori del Regno Unito.

Il potere trasformativo del FinTech

La nostra esposizione agli Stati Uniti riflette in parte il nostro giudizio sul potere della tecnologia finanziaria. Si tratta di un importante catalizzatore per il settore bancario statunitense. Che sia JP Morgan, Bank of America, Citgroup o Morgan Stanley, tutti sono coinvolti nella rivoluzione digitale che sta trasformando il settore. Solo negli Stati Uniti, la grande fiducia e l’attaccamento delle giovani generazioni agli smartphone provocheranno probabilmente un rapido declino delle filiali bancarie in tutto il Paese, fenomeno già in atto in gran parte d’Europa. Tra gli esempi di servizi online destinati a crescere si annoverano le app per prestiti e mutui, conti bancari che prevedono servizi di robo-advisory, servizi di autenticazione con riconoscimento facciale e la gestione digitale dei contanti. Se si aggiunge il costante consolidamento del settore, il potenziale di deregolamentazione e la riforma fiscale nel quadro dell’amministrazione Trump, l’appeal di tutto ciò, a nostro avviso, è innegabile.

Quello bancario è un settore che chiaramente beneficerà del fintech, che riduce i costi, incrementa la soddisfazione del cliente e ne aumenta la fidelizzazione. E’ anche importante investire negli “abilitatori”, ovvero nelle aziende che forniscono queste tecnologie. In quest’ambito, siamo esposti a tali tecnologie rivoluzionarie attraverso la nostra partecipazione, ad esempio, in Mastercard, servizio di elaborazione delle transazioni finanziarie, e PayPal. Nel 2018, potremmo anche prendere in considerazione l’ipotesi di investire in diverse società di software, che offrono piattaforme bancarie più efficienti.

Il Giappone è un altro mercato che potremmo considerare da vicino nel 2018. Qui, la gestione delle società sembra oggi più focalizzata sugli interessi degli azionisti rispetto al passato. Il Giappone è anche un mercato relativamente più conveniente rispetto a molti altri mercati sviluppati, in particolare gli Stati Uniti.

In ogni caso, qualsiasi area geografica a cui guardiamo e qualsiasi società su cui vorremmo investire, a prescindere dal tipo di attività e performance, dovranno essere valutati alla luce della normalizzazione dei tassi della Federal Reserve e dell’impatto che tale politica avrà sul settore finanziario a livello globale. Abbiamo scelto di puntare su un portafoglio diversificato in cui bilanciamo le azioni dei mercati sviluppati con l’esposizione ai mercati emergenti, società sensibili ai tassi di interesse con aziende FinTech in rapida crescita, pur rimanendo sempre alla ricerca di società che offrano un buon potenziale di ristrutturazione. E’ questo mix, a nostro avviso, che può offrire ai nostri investitori il miglior potenziale di rendimento nel 2018.


Guy de Blonay – gestore del fondo Jupiter Global Financials Fund (SICAV) – Jupiter AM