Obbligazioni mercati emergenti: il ruolo decisivo di Cina e India

Adam Mccabe -

La diversificazione nelle asset class è diventata una componente essenziale degli investimenti a lungo termine. Gli investitori sono alla continua esplorazione di territori nuovi per diversificare ulteriormente i loro portafogli e diminuire il rischio complessivo nella ricerca di rendimenti interessanti.

Il debito dei mercati emergenti (EMD) è una fonte di diversificazione sempre più consolidata nei portafogli degli investitori e riflette in particolare la sua correlazione storicamente bassa con il debito dei mercati sviluppati. L’asset class continuerà a registrare una crescita solida alla quale a nostro avviso la Cina e l’India forniranno un contributo sempre maggiore. Nel presente contributo esamineremo le opportunità e le possibilità di crescita offerte da questi due mercati in particolare.

Cina, Cina e ancora Cina

Il mercato obbligazionario cinese ha un valore di 11.400 miliardi di dollari americani ed è diventato troppo importante per essere ignorato. In seguito alle forti avvisaglie di una guerra commerciale con gli Stati Uniti e alla diminuzione del valore del renminbi (RMB), i rendimenti obbligazionari della Cina hanno registrato una controtendenza. Alla fine di luglio 2018 il rendimento dell’indice World Government Bond si è attestato all’1,57%, mentre l’indice Global Aggregate era pari al 2,05%. Benché i rendimenti obbligazionari della Cina non siano più interessanti come all’inizio dell’anno, confidiamo nel fatto che il ciclo di allentamento non sia ancora terminato. Come abbiamo visto nel segmento azionario, dal punto di vista strutturale il mercato obbligazionario cinese dovrebbe essere fra i principali beneficiari della più ampia inclusione nell’indice attesa negli anni a venire.
Va tenuto conto inoltre del fatto che l’indice valutario del renminbi ponderato su base commerciale è ora scambiato a meno di 93 rispetto alla valuta paniere del China Foreign Exchange Trade System (CEFTS), un costo che appare ridotto rispetto ai livelli passati. A questi livelli, riteniamo che il rischio derivante dalla guerra commerciale sia stato perlopiù scontato. Non è nell’interesse della People’s Bank of China (PBOC) permettere una debolezza a lungo termine del RMB nei confronti del dollaro statunitense, soprattutto a causa del rischio di incoraggiare deflussi di capitali nazionali.
Pechino rappresenta un buon elemento di diversificazione del rischio in un contesto di tassi d’interesse in crescita. Il mercato obbligazionario cinese è trainato principalmente da stimoli interni e storicamente è stato meno correlato con altri mercati obbligazionari emergenti e sviluppati, fornendo benefici di diversificazione potenzialmente solidi per gli investitori internazionali, in particolare nel mezzo di shock globali. A luglio il Ministero delle Finanze cinese e la PBOC hanno annunciato politiche di allentamento per sostenere la crescita con programmi di politica fiscale più attivi e una normativa sui prestiti meno rigida. Complessivamente riteniamo che ci sia il potenziale per un futuro calo dei rendimenti unito a una divisa con valutazioni più interessanti.

Diversificazione nell’India

Analogamente alle obbligazioni cinesi, quelle indiane rappresentano un buon elemento di diversificazione grazie alla loro correlazione relativamente bassa con altri mercati globali del reddito fisso e all’orientamento verso il mercato interno da parte dell’economia e del mercato obbligazionario dell’India. Effettivamente, le norme di controllo sui movimenti di capitale riguardanti le proprietà di soggetti esteri hanno impedito che il paese fosse incluso nella maggior parte dei benchmark globali. Alcuni investitori internazionali potrebbero pertanto ignorare che l’India è il secondo maggiore mercato obbligazionario dell’Asia, con asset che si attestano a quasi 1.500 miliardi di dollari statunitensi, e nel quale le obbligazioni sono scambiate con una liquidità relativamente elevata e un rendimento dell’8% circa.
Nel frattempo, l’economia indiana si sta sviluppando rapidamente, con previsioni di crescita del PIL reale al 7,3% quest’anno e del 7,5% nel corso dei prossimi due anni. È in corso l’attuazione di un’ampia gamma di riforme, fra cui il disegno di legge sulla “Goods and Services Tax” (imposta sui beni e servizi), la normativa in materia di insolvenza e bancarotta e alcuni miglioramenti volti ad agevolare l’imprenditoria del paese, con l’intento di migliorare la situazione economica dell’India.
Avendo istituzionalizzato la formazione della commissione di politica monetaria e attuato il quadro per il controllo dell’inflazione, la Reserve Bank of India (RBI) ha avuto un approccio prudente alla politica monetaria, nonostante l’inflazione sia scesa all’1,5% nel giugno 2017. Benché si siano verificate pressioni sui prezzi cicliche e temporanee, l’inflazione è diminuita strutturalmente. Reagendo attivamente all’aumento delle quotazioni petrolifere e ad altre pressioni inflazionistiche, la banca centrale ha aumentato il tasso di riferimento al 6,25% a giugno e ancora al 6,5% ad agosto, nonostante una crescita del credito industriale ancora debole. Nel frattempo il mercato ha scontato rapidamente i rischi del tasso di riferimento e di inflazione, con il risultato di una curva di rendimento valutata equamente.

La RBI continua inoltre a perseguire riforme dei mercati finanziari ad ampio raggio, che comprendono sforzi per risanare i bilanci, ridurre l’incidenza di frodi, diminuire le distorsioni degli asset finanziari, ampliare e approfondire i mercati permettendo che i titoli di Stato siano valutati correttamente e aumentare il costo collaterale di titoli di Stato privi di rating, nonché conferire a più entità il diritto di effettuare vendite di titoli allo scoperto.
Queste riforme probabilmente saranno pienamente efficaci fra due o tre anni. Con il tempo la combinazione di queste misure dovrebbe tuttavia contribuire a sostenere la fiducia degli investitori e diminuire i premi di paese e di rischio dell’India. A sua volta, questa circostanza porterà probabilmente a una revisione al rialzo dei rating sovrani e ridurrà il costo dei capitali, rendendo l’India un luogo più interessante nel quale investire.


 Adam Mccabe – Head of Asian Fixed Income – Aberdeen Standard Investments