Sell-off del mercato azionario globale

Serge Pizem, Laurent Clavel -

Il mercato azionario globale da inizio mese è oggetto di un’ondata di vendite. Negli Stati Uniti, nelle giornate di mercoledì e giovedì gli indici S&P 500, Nasdaq e Russell 2000 hanno subito pesanti perdite. 

Se in Europa il tonfo è stato più modesto, già in precedenza la nostra regione evidenziava una tendenza negativa, con performance inferiori a quelle del mercato USA. Nel complesso le vendite sembrano essersi concentrate sui titoli tecnologici e su quelli legati alle esportazioni. 

Neppure i mercati emergenti sono stati immuni a questo aumento della volatilità, che ha colpito ancora le azioni di Cina, Giappone e America Latina.

L’impatto complessivo sul mercato 

Per il momento i segni di propagazione del contagio dall’azionario ad altre asset class sono pressoché assenti. 

Non si è verificata una massiccia fuga verso la qualità incentrata su asset meno rischiosi, come i Treasury negli USA o i Bund in Europa – questo ci induce a credere che la correzione sia di natura prettamente tecnica, e non esprima un cambiamento radicale di atteggiamento del mercato rispetto allo scenario macroeconomico globale.

Il timing dell’attuale sell-off sembra correlato a importanti fattori tecnici. Tra questi, l’assenza di interventi di riacquisto di azioni proprie da parte delle società americane nel periodo della pubblicazione degli utili che potrebbe portare a una riduzione della liquidità del mercato e a un prolungato posizionamento lungo in fondi, sia tradizionali che sistematici, frutto dei bassissimi livelli di volatilità realizzata. Questi fondi sono stati probabilmente costretti a ridurre la propria esposizione azionaria, e questo a sua volta potrebbe innescare un aumento della volatilità, esacerbando così un trend di mercato che era già debole. 

Alcuni hedge fund potrebbero avere cercato di approfittare della crescente incertezza del mercato determinata da molteplici fattori, tra cui la revisione al ribasso delle stime macroeconomiche del FMI, l’incessante retorica USA legata alla guerra commerciale, le tensioni per la questione della legge di bilancio in Italia e le negoziazioni in corso sulla Brexit. Di conseguenza, gli investitori tradizionali potrebbero ridurre la loro propensione al rischio, e pertanto non sono in grado di offrire protezione rispetto al sell-off nel breve termine. 

Per quanto riguarda il reddito fisso, le metriche che consideriamo hanno espresso scarsissimi segni di contagio, per esempio il sell-off dei BTP che ha preceduto da diverso tempo l’ondata di vendite nell’azionario. I rendimenti di titoli periferici di altri paesi hanno perso la correlazione con i BTP sul tratto a breve della curva. L’indicatore di stress sistemico della BCE (il CISS, un indicatore composito che raggruppa diverse misure di stress finanziari, tenendo conto delle rispettive interrelazioni) e il nostro Financial Stress Indicator proprietario sono giunti a conclusioni simili.

Che cosa faremo? 

In termini di asset allocation, manteniamo un sovrappeso intorno al 3,5% sull’azionario, soprattutto negli USA, e restiamo neutrali nell’Eurozona. In seguito alla riduzione complessiva del rischio di portafoglio realizzata nelle ultime settimane con qualche parziale presa di profitto sulle posizioni USA, abbiamo chiuso anche la sovraesposizione alle azioni emergenti. 

Nel reddito fisso, manteniamo una duration più ridotta (dal 15% al 25% per i vari indici di riferimento), in particolare con una posizione corta in future su OAT decennali e con il sottopeso nel credito europeo IG, in quanto siamo convinti che al momento offra un premio per il rischio insufficiente a compensare l’impatto negativo dei crescenti tassi d’interesse. 

In termini di diversificazione del rischio, abbiamo recentemente acquistato alcuni bond USA che riteniamo possano essere favoriti dal flight-to-quality in caso di crisi prolungata. Abbiamo inoltre implementato strategie opzionali sull’indice azionario Eurostoxx 50, che dovrebbero contribuire positivamente alla performance relativa. 

Continuiamo comunque a seguire con attenzione le oscillazioni giornaliere dei prezzi sul mercato e l’evoluzione della situazione macroeconomica, in modo da modificare all’occorrenza la nostra asset allocation.


Serge Pizem – responsabile degli investimenti multi-asset – AXA Investment Managers
Laurent Clavel – responsabile economico – AXA Investment Managers