Il principale impatto dei tassi di interesse più alti si vedrà nell’azionario

Ben Jones -

I rendimenti dell’obbligazionario sono aumentati in tutto il mondo e il 10 e l’11 ottobre abbiamo assistito a un’inversione di rotta dei mercati azionari globali.

A mio avviso, non siamo neanche lontanamente vicini a un crollo dei mercati, né obbligazionari né azionari. Per quanto riguarda l’azionario, ci sono opportunità nel rally. L’incremento dei rendimenti obbligazionari è invece una risposta a una crescita più sostenuta e dimostra che la Fed ha chiaramente intrapreso un percorso di inasprimento monetario. In qualità di presidente della Federal Reserve, James Powell ha chiarito che i tassi sono in aumento, pur mantenendosi ancora al di sotto del tasso neutrale. Powell può anche aver eliminato la parola “accomodante”, ma la sua politica monetaria non è ancora diventata restrittiva. Gli effetti base e la forza registrata dal dollaro durante i mesi estivi significano che le pressioni inflazionistiche negli Stati Uniti sono probabilmente destinate a restare contenute, nonostante l’aumento del prezzo del petrolio eserciti una certa pressione al rialzo.

In questo contesto, l’impatto dell’aumento dei rendimenti obbligazionari sugli indici azionari non dovrebbe essere negativo. Probabilmente continueremo ad assistere a una compressione multipla, come già successo nella maggior parte dell’anno, ma i rendimenti complessivi positivi in termini di crescita degli utili riescono decisamente a compensare questa compressione. La storia ci ha fornito diversi esempi del fatto che le azioni tendono a salire durante tutto il ciclo di aumento dei tassi. Se da un lato siamo ancora molto lontani dalla fine del ciclo, dall’altro la traiettoria dell’incremento dei tassi di interesse in tutto il mondo sarà più graduale rispetto a quello a cui abbiamo assistito in precedenza.

Il principale impatto dei tassi di interesse più alti si vedrà proprio nell’azionario. Infatti, un percorso di aumento costante dei rendimenti favorisce i settori ciclici, caratterizzati da bassi livelli di indebitamento. I comparti energia, materiali, IT e industriale sono favoriti rispetto a settori difensivi come real estate, telecomunicazioni e utility. Anche i settori delle commodity beneficeranno dalla ripresa “guidata” dell’economia cinese. Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina rimangono elevate, ma il governo di Pechino sta attuando diverse misure per compensare questi problemi e anche le importazioni cinesi hanno registrato un’accelerazione quest’anno. Tuttavia, le importazioni cinesi dagli Stati Uniti stanno crescendo a un ritmo più lento, mentre le importazioni da altri paesi, come ad esempio il Giappone, stanno aumentando in modo più deciso. Nel contesto attuale, il Giappone e i mercati emergenti hanno diverse possibilità di colmare almeno parzialmente il divario con l’azionario statunitense che si è creato nel 2018. Con l’entrata in vigore della politica cinese e il miglioramento del sentiment verso lo Yuan (CNY), anche l’attività economica del paese dovrebbe accelerare. Le azioni cinesi, di conseguenza, iniziano a sembrare più interessanti. Questo fattore supporta anche l’incremento del recente rally dei prezzi delle commodity e il sostegno al settore minerario.

Attualmente sembra che i mercati ritengano che la maggior parte delle notizie potenzialmente negative siano idiosincratiche e non sistemiche. La situazione politica italiana continuerà a essere monitorata. Al momento la possibilità di un “Italexit” sembra ancora un rischio remoto. Il rischio maggiore per questa view è che la Cina smetta di adottare una politica monetaria e fiscale accomodante e che i dati sulla crescita reale subiscano una battuta d’arresto che potrebbe influire sul sentiment. Infine, la possibile recessione negli Stati Uniti porterebbe a un sell-off azionario. Ma, ancora una volta, i dati non suggeriscono questa possa essere una minaccia imminente. I mercati azionari di tutto il mondo dovrebbero chiudere l’anno in rialzo, guidati dalle azioni cicliche, mentre il divario tra le azioni statunitensi e quelle giapponesi e i mercati emergenti dovrebbe iniziare a ridursi.


 Ben Jones – Senior Multi Asset Strategist – State Street Global Markets