Intesa Sanpaolo: commento su l’indice Esi dell’Eurozona

Anna Maria Grimaldi -

A dicembre l’indice ESI è calato più delle attese a 107,3 da 109,5, su scia di un diffuso peggioramento di morale: nell’industria (-2,3 punti), servizi (-1,4 punti) e costruzioni (-1,0 punti).

La fiducia dei consumatori è crollata, le famiglie sono più pessimiste su occupazione e possibilità di risparmio futuro. Le condizioni tengono solo nel commercio al dettaglio ma la valutazione per i prossimi mesi è comunque di peggioramento.

Cosa succede? L’economia euro zona si sta indebolendo più del previsto su un mix di fattori ciclici e strutturali. Il calo delle indagini sulle imprese suggerisce che la crescita del PIL è tornata vicina al potenziale (0,3% t/t) già a fine 2019 e che anzi il momento di fondo è più debole che nei mesi estivi quando il PIL è avanzato di solo 0,2% t/t. L’indice ESI conferma il preoccupante messaggio dell’indice composito PMI.

Confermiamo le nostre previsioni di alla crescita del PIL all’1,5% nel 2019 più basse del consenso. Potremmo assistere a una debole uscita dal 2018, ma all’inizio del 2019 continuiamo a sperare in una crescita dello 0,4% t/t dato il mix di politiche economiche ancora di ampio supporto.

  • L’indice ESI è sceso più del previsto a dicembre a 107,3 da 109,5 un minimo da metà 2017. In media, nel 4 ° trimestre, l’indice ESI si è attestato a 108,8 da 111,5 nel terzo trimestre e suggerisce quindi un ulteriore indebolimento dell’economia area euro negli ultimi mesi del 2018. Il calo dell’indice ESI non fa che confermare il messaggio del PMI composito che a dicembre è scivolato ancora ed è poco al di sopra di quota 50.
  • Il calo del clima economico è condiviso dai principali paesi: Germania (-1,9 punti a 109,9), Italia (-2 punti a 102,8), Spagna (-3 punti a 104,1), Italia (-1,4 punti a 104,5).
  • Il peggioramento di sentiment nell’industria (-2,3 punti) è il risultato delle opinioni più pessimistiche delle imprese sui livelli attuali e futuri degli ordini. Anche la valutazione degli ordini di esportazione è peggiorata. Nei servizi (-1 punto), i manager hanno riportato opinioni più pessimistiche sulla produzione passata e futura. Nel sentimento delle costruzioni calò (meno un punto a 7,2) da livelli storicamente elevati, a causa del peggioramento delle aspettative e degli ordini di lavoro. Il morale è migliorato solo nel commercio al dettaglio a 0,0 da -0,5, ma le aspettative per il futuro sono meno rosee.
  • La fiducia dei consumatori si è deteriorata notevolmente (-2,3 punti a -6,2) ed il calo è diffuso a tutte le componenti disoccupazione, aspettative di risparmio e le opinioni sulla situazione finanziaria futura.
  • Le attese sui prezzi di vendita sono salite in tutti i comparti. Per ora il rallentamento del ciclo non sembra aver effetto. Si noti che la tendenza è in contrasto con quella delle attese di mercato derivabili dai linkers. L’aumento delle aspettative sui prezzi basate sui sondaggi suggerisce che, a meno che l’indebolimento dell’attività economica non diventi più pronunciato nei prossimi mesi, la BCE manterrà ferma la comunicazione sui tassi di interesse e manterrà le opzioni aperte per un ciclo di rialzi moderati da fine del 2019.
  • I dati disponibili per il 4° trimestre del 2018 suggeriscono un ulteriore indebolimento della crescita della zona euro dallo 0,2% t/t registrato nei mesi estivi. Il rallentamento dei servizi potrebbe essere in parte dovuto alla protesta di giubbotti gialli in Francia, ma al di là di fattori specifici il momento di fondo si è chiaramente indebolito. La nostra previsione di crescita euro zona (1,5%) al di sotto del consenso sembra ancora plausibile ma a nostro avviso i rischi si stanno spostando verso il basso. Per il momento restiamo moderatamente costruttivi su un aumento dell’aumento dell’inflazione core verso l’1,5% per metà del 2019.

Anna Maria Grimaldi – senior economist – Intesa Sanpolo