Unigestion: prepariamoci a navigare in acque agitate

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Nella sua Macro Investment View per il primo trimestre 2019, Unigestion vede una crescita globale in chiaro rallentamento anche se nella maggior parte delle economie è ancora lontana da livelli recessivi

  • Il rallentamento della crescita globale indica sacche di debolezza ma non di recessione. Il rapporto rischio/rendimento degli asset pro-crescita è stato significativamente ridotto e la selettività sarà fondamentale
  • La politica monetaria probabilmente continuerà ad ostacolare gli asset in crescita dato che le banche centrali ridurranno i loro bilanci. Unigestion sta adottando un atteggiamento prudente per quanto riguarda i livelli di rischio complessivo in portafoglio
  • La convergenza della politica monetaria e la contrazione dei differenziali di crescita rispetto agli Stati Uniti determinano un ribasso dei rischi del dollaro USA

Overview

Con indici azionari globali al ribasso o prossimi al ribasso, gli investitori temono che l’economia globale possa andare verso una recessione. Una serie di indicatori macroeconomici e di mercato suggeriscono però che siamo ancora lontani dalla fine dell’attuale fase di espansione. Tuttavia, in vista del primo trimestre del 2019, il quadro per le attività orientate alla crescita è comunque piuttosto preoccupante.

Lo stimolo fiscale potrebbe aiutare a controbilanciare queste tendenze negative, ma la sua efficacia non è chiara. Negli Stati Uniti, lo stallo politico ha già portato allo shutdown e le prospettive favorevoli ad una legislazione bipartisan, necessaria per superare le divisioni in seno al Congresso, unite all’imprevedibilità della presidenza, sembrano basse. Nell’eurozona, invece, la mancanza di un’unione fiscale e gli elevati livelli di debito pubblico dei Paesi membri più vulnerabili, renderanno difficile affrontare il rallentamento economico già evidente in alcune tra le sue economie più importanti.

Infine, la Cina ha annunciato misure di stimolo ma – secondo il Fondo Monetario Internazionale – con livelli di debito privato non finanziario già al 200% del Pil, l’impatto di tale stimolo sarà probabilmente ridotto. Non a caso le misure adottate all’inizio dell’anno non sono state sufficienti ad invertire la tendenza e la crescita è rimasta stagnante. Ciononostante, stiamo prestando molta attenzione: una ripresa della crescita cinese avrebbe un ampio impatto sull’economia globale. Inoltre, stiamo monitorando l’effetto ritardato del calo dei prezzi del petrolio sulla domanda, ma non abbiamo ancora assistito a una spinta sostanziale.

Storicamente, i bear markets si sono verificati raramente al di fuori dei periodi di recessione, ma la differenza tra le aspettative di mercato e i fondamentali macroeonomici indica un ulteriore rischio di revisione al ribasso per il futuro. In questo contesto, le banche centrali ridurranno la fornitura netta di liquidità sui mercati finanziari. Anche le correlazioni tipiche che favoriscono le esposizioni long beta sembrano essere a rischio, data la contrazione della liquidità ed il rallentamento della crescita.

D’altro canto, le attese di crescita degli utili delle imprese sono notevolmente diminuite. A partire da gennaio, sorprese al rialzo nella stagione degli utili potrebbero però dare un impulso ai mercati azionari nel caso in cui gli investitori riacquistassero fiducia in seguito a prospettive più favorevoli.