I mercati temono le elezioni anticipate in Italia

Guido Barthels -

Il primo mese del 2019 si è mostrato positivo per i mercati dei capitali, ma ci stiamo dirigendo verso una fase di debolezza economica globale. In Europa spicca la situazione dell’Italia, che è in recessione tecnica e che rischia di andare a nuove elezioni a causa delle tensioni di governo.

Il desiderio di Donald Trump di costruire un muro è rimasto finora inesaudito e gli effetti del government shutdown sull’economia statunitense saranno pesanti. Il Ministero del Commercio Usa è intanto impegnato a verificare in che misura le importazioni di automobili dall’Ue minaccino la sicurezza nazionale: qualora lo si riterrà opportuno, il settore potrebbe essere soggetto a tariffe doganali del 25%. In Europa, il caos della Brexit rende difficile elaborare ipotesi su cosa accadrà dopo il 29 marzo, data dell’uscita dall’Ue. In Germania, la stima piuttosto ottimistica del governo federale che prevedeva un tasso di crescita dell’1,8% per il 2019, è stata ridotta a un mero 1%. In Cina, i dati pubblicati su importazioni ed esportazioni sembrano indicare un chiaro rallentamento della crescita del paese.

Davanti a questo scenario, l’ipotesi di una fase di debolezza economica globale appare, nel complesso, corretta, senza per questo voler subito evocare lo spettro di una recessione globale. Le banche centrali potrebbero mostrarsi disposte a prolungare ancora un po’ la più lunga fase di espansione economica della storia, seguendo l’esempio della Federal Reserve.

A gennaio le turbolenze politiche hanno lasciato poche tracce sui mercati. I listini azionari si sono ripresi dai minimi di dicembre, i timori di recessione sui mercati dei tassi sembrano per ora cessati, gli spread delle obbligazioni societarie di qualità più elevata continuano a scendere rispetto ai precedenti massimi e anche il forte calo dei titoli high yield sembra aver esaurito il suo corso. Tuttavia, la banca centrale statunitense ha portato a “neutrale” il proprio orientamento nel corso della sua prima riunione del 2019. Il prossimo intervento sui tassi potrà pertanto consistere tanto in un rialzo quanto in un ribasso.

Il cosiddetto Powell put (una pausa della Fed dal rialzo dei tassi) si è rivelato efficace, nel senso che la banca centrale ha apparentemente fatto un favore ai mercati azionari. La Federal Reserve ha però individuato una fase di debolezza nella crescita. Diversi indicatori, come il “Purchasing Manager Index” di Chicago, confermano tale ipotesi.


Guido Barthels – portfolio manager – Ethenea