Crisi idriche: un punto di non ritorno?

Jean-Philippe Desmartin -
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L’acqua è sempre più ricercata e deve essere protetta. Secondo un rapporto pubblicato martedì scorso dall’UNESCO, 2,1 miliardi di persone hanno un disperato bisogno di oro blu.

L’accesso inadeguato all’acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari costa ogni anno 780.000 morti causate da dissenteria e colera, molto più delle vittime di conflitti, terremoti ed epidemie, secondo il rapporto. Un numero crescente di metropoli si trova ad affrontare una significativa carenza d’acqua in tutto il mondo. Fino a raggiungere il “Giorno Zero”, la data in cui i rubinetti sono asciutti. Ad esempio, la peggiore crisi idrica degli ultimi dieci anni colpisce attualmente Manila. I ritardi infrastrutturali e la crescente domanda sono la causa di tutti i mali della capitale delle Filippine.

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L’oro blu sta affrontando sfide così importanti che il World Economic Forum ha classificato le crisi idriche come uno dei cinque maggiori rischi globali che il pianeta deve affrontare in termini di impatto nel suo Global Risks Report 2019. L’organizzazione internazionale indipendente evidenzia “una serie di fattori aggravanti che rischiano di spingere più metropoli verso un giorno d’acqua zero”, tra cui la crescita demografica, l’industrializzazione o la debolezza delle infrastrutture. Denuncia anche “politiche a breve termine e polarizzate” che mettono a repentaglio le risorse idriche.

L’acqua è una risorsa rara. Si stima che solo l’1% dell’acqua sulla terra sia utilizzabile. Secondo lo United States Geological Survey, l’acqua salata rappresenta il 97% delle riserve totali, mentre il 2% dell’acqua dolce è congelata nelle calotte glaciali e nei ghiacciai. Le riserve di acqua dolce liquida, nel frattempo, sono distribuite in modo disuguale tra paesi con grandi riserve e un numero crescente di paesi che soffrono di stress idrico. Allo stesso tempo, il riscaldamento globale, la crescita demografica e l’aumento dell’impatto idrico pro-capite stanno esercitando una pressione crescente sulle risorse e aggravando la concorrenza tra gli utenti dell’acqua e l’utilizzo.

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L’acqua è fondamentale per la maggior parte delle attività umane, sia per l’agricoltura che per l’industria, sia per l’uso domestico che per quello ricreativo. Si parla dell'”acqua virtuale” necessaria per realizzare un prodotto o fornire un servizio. Secondo il Water Footprint Network, si stima che per produrre un chilo di cotone vengano utilizzati in media 10.000 litri d’acqua, mentre sono necessari circa 15.000 litri per produrre un chilo di carne bovina.

Un invito ad agire

La speranza non sarà perduta finchè ci sarà consapevolezza da parte dei governi e dei cittadini. A differenza di materie prime come il petrolio, l’acqua è una fonte rinnovabile. Esistono soluzioni per evitare sprechi e carenze. Il progresso tecnologico sta aprendo una serie significativa di soluzioni potenziali, come l’utilizzo dei big data per modulare le precipitazioni in modo da irrigare le colture in maniera più intelligente o i progressi della biochimica, che rendono più accessibile la desalinizzazione dell’acqua di mare mediante osmosi inversa. Se vogliamo conservare l’oro blu, dovremo anche cambiare le nostre abitudini di consumo e i metodi di produzione.

Nel 2018 le aziende hanno più che mai comunicato il loro contributo agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) per il 2030 delle Nazioni Unite, che coprono settori molto diversi tra cui l’acqua pulita e la raccolta dei rifiuti, rivolti principalmente ai governi. Anche alle imprese private e agli investitori è stato chiesto un contributo. Le iniziative pubbliche e private sono in rapida crescita da oltre due anni. Gli SDG sono stati integrati nella nostra macro (debito sovrano) nell’aprile 2017 e nella nostra micro ricerca (issuer) sugli ESG nell’aprile 2018.


Jean-Philippe Desmartin – Head of the Responsible Investment Team – Edmond de Rothschild Asset Management