PIL del Giappone: bene, non benissimo. Rimane l’allerta a livello aziendale e politico

Jesper Koll -

Il rapporto sul PIL del Giappone ha mostrato un risultato più positivo del previsto, con una crescita del 2,1% su base annualizzata, a fronte di un piccolo calo atteso.

I dettagli confermano che la sorpresa è dovuta alla forte spinta della domanda pubblica e alla debolezza della domanda privata che ha ridotto le importazioni (elemento che riduce il peso del commercio sul PIL). Le vere forze positive sono state il significativo aumento del settore residenziale (+4,5%) e il fatto che le scorte del settore privato non sono aumentate. La prima è centrale per la nostra tesi, secondo la quale, sebbene la spesa dei consumatori sia ancora sostanzialmente piatta, la fiducia delle famiglie e la disponibilità ad assumersi dei rischi sono in aumento in Giappone; la seconda suggerisce rischi limitati di un eccesso di scorte che ostacolano la crescita futura della produzione. Inoltre, consideriamo positivo il fatto che gli investimenti delle imprese private sono diminuiti solo dell’1,2% – dopo l’aumento del 10,3% nel trimestre precedente: ciò suggerisce che il ciclo di crescita strutturale della spesa interna è ancora intatto.

Detto questo, il rapporto sul PIL conferma un contesto macroeconomico giapponese abbastanza resiliente: mentre il settore dei beni commerciabili è stato trascinato in recessione dal rallentamento della Cina e dal calo delle vendite di autovetture statunitensi (in particolare le berline), il settore dei servizi domestici giapponesi si sta in realtà sganciando in una direzione positiva. In altre parole: la produzione industriale è in calo di circa il 4% rispetto a un anno fa; ma l’attività del settore terziario nazionale è in aumento di circa l’1% rispetto al primo trimestre del 2018.

Il rapporto “notizie domestiche positive-notizie globali negative” si riflette anche sugli utili aziendali, con la stagione dei risultati dell’anno fiscale (FY)2018 che si è appena conclusa il 31 marzo. I profitti dei settori manifatturieri sono diminuiti del 4,3% nell’esercizio 2018, mentre i profitti sono aumentati del 10,2% per i non-manifatturieri (esclusi i finanziari). Gli utili totali delle società quotate in borsa sono calati dello 0,6%, trascinati dal peso più dominante degli industriali.

Alla luce di ciò, le macro-questioni chiave sono due: quando il ciclo di declino industriale toccherà il fondo? Proseguirà il positivo disaccoppiamento da parte dei servizi nazionali, in particolare alla luce dell’aumento dell’imposta sui consumi previsto per il 1° ottobre 2019? A nostro parere, le prospettive di una continua tendenza al rialzo nei settori nazionali sono molto buone. L’aumento della domanda rispetto al recente periodo di vacanza di 10 giorni all’inizio della nuova era imperiale è un fattore molto positivo, così come lo slancio nella spesa per gli investimenti delle piccole e medie imprese e nel potenziamento del capitale azionario.

Di contro, la ripresa delle finanze mondiali dipende in primo luogo dagli sviluppi ciclici cinesi in generale, in particolare da una ripresa della domanda di beni strumentali indotta dalla politica. Dal punto di vista giapponese, il più grande fattore negativo della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina è il fatto che i leader aziendali e gli imprenditori di tutta l’Asia continuano a posticipare i piani di investimento e di espansione della capacità produttiva. Alla luce dell’incertezza sul nuovo regime commerciale asiatico/cinese, la principale fonte affidabile di domanda di beni strumentali proviene dallo stimolo politico cinese. Questo cambierà solo se / quando un nuovo regime commerciale affidabile sarà in vista; e quando lo farà, il Giappone sarà un beneficiario significativo, dato che ben la metà dei macchinari e delle attrezzature utilizzate dalle fabbriche asiatiche è realizzata da società giapponesi.

Il “Team Abe” merita le nostre congratulazioni per il perfetto stimolo tattico contro la crisi ciclica del settore industriale (come confermato dal rapporto sul PIL). Di qui, i responsabili politici restano estremamente vigili. Qualsiasi segnale di ulteriore deterioramento del settore industriale o di rallentamento dell’attività nel settore dei servizi è pronto a dare un ulteriore impulso fiscale. Tuttavia, è inverosimile che si verifichi un aumento dell’imposta sui consumi. I trasferimenti aggiuntivi alle famiglie e ai lavori pubblici spingono invece a favore della ricerca e sviluppo ed è probabile un sostegno agli investimenti nelle tecnologie dell’informazione.

Nel frattempo, la speculazione circa la possibilità che il Primo Ministro Abe indica una “doppia elezione” anticipata sta aumentando. In questo contesto, la forza primaria è quella “machiavellica”: i partiti dell’opposizione sono frammentati e in disordine, tormentati da situazioni finanziarie sempre meno rosee, defezioni crescenti e crescente incapacità di criticare i candidati. Tutto sommato, in breve tempo, il “Team Abe” è pronto a cercare di estendere e consolidare la propria presa sul potere. Per i mercati, tuttavia, la forza primaria dietro le elezioni non sarà la politica economica, ma una brutale politica di potere interno.


Jesper Koll – Senior Advisor – WisdomTree