Occorre una maggiore consapevolezza previdenziale

Roberto Carli -

Il Mefop ha di recente presentato la propria sesta indagine campionaria , “Il welfare tra nuovi bisogni e conflitto generazionale” . Numerosi sono gli spunti di riflessione all’indomani della ennesima riforma delle pensioni.

La prima considerazione, di fondo , è che parlare troppo di pensioni e la particolare frequenza del processo di riforma non solo non aumenta la conoscenza ma anzi genera un maggior livello di confusione. Anzi , regole stabili e certe aumentano la consapevolezza , il consenso e il livello di fiducia nell’ordinamento previdenziale. La strada da percorrere per acquisire un maggior livello di know how appare poi ancora lunga da percorrere nonostante il timore di avere una pensione non adeguata si posiziona ancora tra i principali bisogni da soddisfare per gli italiani, in una con la malattia/non autosufficienza.

In un Paese come il nostro caratterizzato da un progressivo invecchiamento della popolazione e un aumento tendenziale della spesa pubblica legata all’invecchiamento occorre non solo controllare la spesa pensionistica ma anche favorire una ricomposizione delle voci del nuovo welfare, dalla sanità alla non autosufficienza.

Andando alle evidenze statistiche emerge come dice di essere molto/abbastanza informato sulle regole della previdenza pubblica il 54% degli intervistati rispetto al 46% della precedente Indagine. Particolarmente eloquente è poi la non conoscenza del contributivo che, giova ricordarlo, rappresenta ormai il metodo di calcolo contributivo di riferimento dal 2012 per tutte le categorie di lavoratori.

Tra il 2012 e il 2019 si registra una forte diminuzione di chi ha dichiarato come modalità di calcolo il metodo contributivo in tutto o in prevalenza (58% vs. 47%), sono in crescita coloro che hanno dichiarato interamente o prevalentemente con il retributivo (19% vs. 23%) e vi è un deciso aumento del non so (23% vs. 30%). Solo il 28% dei contributivi puri ha poi indicato la risposta corretta (erano il 42% nel 2012).

Ancora basso è poi il livello di conoscenza della previdenza integrativa che Il 59% dichiara di conoscere poco/per niente; soprattutto da parte dei non aderenti (70%) .Anche tra gli aderenti, la scarsa conoscenza dei fondi pensione è consistente (39% dichiara di conoscere poco/per niente). Tra 2012 e 2019, l’aumento del grado di conoscenza totale e per aderenti molto lieve tra i non aderenti in sostanziale stabilità