Un’estate all’insegna dell’incertezza, pesano i dazi USA-Cina

Alessandro Allegri -

Il quadro esclusivamente positivo dei primi mesi dell’anno si è bruscamente interrotto nelle scorse settimane.

Le attese di naturali prese di beneficio sugli indici azionari, dopo i significativi rialzi del periodo gennaio-aprile, sono state amplificate dal riaccendersi delle tensioni a livello di guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina. Esattamente come il tema dazi aveva caratterizzato la seconda metà dell’anno passato, oggi sono arrivate le reazioni negative dei mercati che si erano inizialmente convinti di quanto il conflitto fosse in teoria risolto.

Certamente l’esito delle elezioni in Europa con l’emergere di qualche tensione politica in più e le “continue mancate risoluzioni” del discorso Brexit hanno ulteriormente incrementato il livello di incertezza facendo ampiamente rivalutare agli operatori l’attrattività delle principali borse. La risalita della volatilità è stata dunque repentina ed il mese di maggio non ha disatteso le sue caratteristiche di periodo incerto consegnando profondi ribassi sui mercati azionari. L’indice globale segna un significativo -6.01% con le aree sviluppate sostanzialmente allineate in termini di negatività, mentre tra i singoli paesi si discostano molto le ampiezze di discesa tra Svizzera ed Inghilterra (attorno al -3%) rispetto all’azionario Italiano, peggior borsa di maggio, complice lo stacco dividendi, con un finale -9.5%. Anche sull’indice dei mercati emergenti le discese sono risultate molto ampie (-7.53%) sebbene estremamente disomogenee fra i vari paesi tra i quali spiccano i risultati controtendenza di Russia (+4.14%), Brasile (+0.70%) ed India (+1.75%). In questo contesto, a livello settoriale, tutte le performance sono state negative mentre i titoli peggiori sono risultati Technology oltre a Materials ed Energy accomunati dalla generale negatività riscontrata sul petrolio ed in generale sulle materie prime.

Di intonazione decisamente diversa la situazione sugli investimenti obbligazionari che registrano un progresso nel mese di 1.64% a livello globale. Il quadro già abbastanza brillante di inizio anno non ha risentito delle recenti tensioni a livello globale ed i contraccolpi del braccio di ferro tra Usa e Cina hanno solo parzialmente interessato gli indici obbligazionari emergenti. I tassi infatti sono scesi in maniera importante sia negli Stati Uniti che in Europa. Il decennale americano oscilla ormai in prossimità della soglia 2% di rendimento, livello molto distante dalle aree lavorate nel 2018, mentre il corrispettivo tasso guida euro, ovvero il bund tedesco, continua a viaggiare in territorio negativo. Controcorrente solo il reddito fisso italiano; le fragilità di bilancio e le incertezze a livello di esecutivo stanno infatti creando opportunità per maggiori speculazioni con tassi al rialzo e spread tornato su livelli di allerta.

In questo frangente anche gli emergenti hanno evidenziato qualche incertezza in più, sia in valuta forte che in valuta locale, risentendo sia del sentiment da guerra commerciale sopra descritto, nonché della forza del dollaro, con risultati finali tuttavia che non inficiano i significativi progressi della prima parte dell’anno. In ambito valutario, come accennato, il dollaro inizia a mostrare un po’ di forza in più, in realtà principalmente verso le valute emergenti mentre tra i mercati sviluppati è più evidente la debolezza dell’Euro e soprattutto della Sterlina anche se permane tuttavia un regime generalizzato di bassa volatilità con i movimenti in atto, dunque, che risultano limitati rispetto alle tipiche oscillazioni a cui ci hanno abituati i tassi di cambio.

Per quanto riguarda le materie prime, il mese di maggio è stato molto impegnativo. In generale l’indice registra una discesa vicina al -5% ma è soprattutto il petrolio a trascinare il ribasso. Dopo gli importanti progressi di inizio anno, il timore di una restrizione dell’offerta continua per via delle tensioni geopolitiche ha riportato le quotazioni verso i 60 dollari al barile, con la recente correzione (-12.7%), aprendo una fase interlocutoria in cui presumibilmente aumenteranno le tensioni tra domanda ed offerta a favore di strategie di carattere più speculativo. Della maggiore incertezza ne approfitta, in parte, l’oro che segna dei progressi attorno al 2%.

L’introduzione della stagione estiva sui mercati si presenta dunque più incerta. Lo scenario economico globale rimane stabile, come già nei mesi scorsi, seppur non evidenziando indicazioni prospettiche particolarmente orientate a stupire in termini di crescita attesa. L’obiettivo immediato resta quello di mantenere gli equilibri acquisiti, evitando scivoloni recessivi ed in tal senso il sostegno delle banche centrali permane un cardine insostituibile. I cicli economici, tra le diverse aree restano sensibilmente divergenti in termini di evoluzione e maturità ma gli atteggiamenti monetari accumunano i vari mercati, almeno in questa fase e fintanto che le aspettative di crescita e l’evoluzione dei livelli di inflazione non mutino significativamente.

L’atteggiamento allocativo per il mese di giugno resta prudenziale con un equilibrio sostanziale tra investimenti obbligazionari e azionari sui quali sarà difficile, nell’immediato, sostenere e riprendere i ritmi di crescita della prima parte dell’anno. Si apre dunque una fase di transizione in cui la selezione qualitativa degli investimenti avrà un ruolo chiave a fronte di una maggiore selettività attesa tra singoli mercati e specifici settori. Un ulteriore aumento della volatilità permetterà invece di assumere strategie speculative contrarian potenzialmente in grado di migliorare i risultati di portafoglio.


Alessandro Allegri – AD – Ambrosetti Asset Management SIM