“Thanksgiving” per le banche centrali

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Il Thanksgiving Day (Giorno del Ringraziamento) ricorda l’abbondante raccolto fatto dai Padri Pellegrini nell’autunno del 1621. Quest’anno, la festività è capitata nel momento migliore per celebrare l’annata eccezionale che ha contrassegnato le azioni americane appena attestatesi, per la terza volta consecutiva, ai massimi livelli sull’indice S&P 500. Alla vigilia del Giorno del Ringraziamento, l’indice registrava infatti una crescita superiore al 28% in dollari USA (dividendi inclusi) dall’inizio dell’anno. E anche l’Europa sta compiendo pressoché lo stesso percorso.

Ma chi dovrebbero «ringraziare» gli investitori? Gli utili aziendali?

Certo che no! Ed è proprio questo il paradosso del 2019: a fronte di uno splendido anno borsistico si prevede una crescita degli utili nulla, o addirittura negativa sia sull’S&P 500 che sull’Euro Stoxx 50.

Questo andamento asfittico degli utili è del resto preoccupante visto che la crescita economica americana è solida. Per il 2019 è stimata attorno al 2,3% (al netto dell’inflazione). Tuttavia, ancora una volta osserviamo che la crescita economica non procede di pari passo con quella degli utili. Lo stesso dicasi per la crescita degli utili e quella del mercato azionario. A volte nella cattiva sorte, come nel 2018, anno eccezionale per gli utili ma terribile per le Borse, altre volte nella buona sorte, come quest’anno.

Gli investitori dovrebbero quindi «ringraziare» i leader politici?

Sarebbe paradossale se si pensa allo scompiglio che hanno provocato nel mondo economico con la guerra commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina, ai molti ripensamenti attorno alla Brexit e ai pallidi tentativi fatti per arginare i disordini sociali (i “Gilets jaunes” un anno fa) o politici (Hong Kong ultimamente).

E quindi, chi dovrebbero «ringraziare»? Le Banche centrali, naturalmente!Gli ultimi anni hanno fatto capire quanto possano, da sole, fare e disfare sui mercati a prescindere dall’andamento degli utili. Il 2018 fu un anno di crescita record degli utili ma disastroso in borsa. In effetti, la Fed aveva iniziato a inasprire le condizioni finanziarie. Il 2019 è stato contrassegnato da una crescita nulla degli utili ma si è rivelato ottimo in borsa visto che la Fed, appunto, ha cambiato atteggiamento all’inizio del 2019. La correlazione è troppo forte per essere casuale.

All’alba del 2020, che cosa ci possiamo attendere? I profitti faranno la differenza?

Stando alle recenti esperienze, gli auguri andrebbero però consultati presso le Banche centrali. Ora, in modo più o meno palese, queste continuano a dimostrarsi accomodanti. E così, la Fed acquista parecchi buoni del Tesoro mentre dichiara ufficialmente di non effettuare alcun quantitative easing in quanto si tratta di obbligazioni a breve termine. Nondimeno, ha riaperto il rubinetto della liquidità di cui il mercato non può più fare a meno. La BCE continua ad acquistare senza limiti prestabiliti, come fa del resto la Banca del Giappone, e la Cina ricorre a più leve per iniettare liquidità.

La buona notizia: il mercato dovrebbe quindi poter contare nuovamente sulle Banche centrali nel 2020. E probabilmente per molti anni ancora poiché sembra impossibile che i tassi crescano in modo significativo alla luce dello stock globale del debito pubblico e privato. Ostaggio del debito, le Banche centrali non possono dimostrarsi offensive.