Caffè, Future prepara il test dei 115 dollari
Il Future del caffè, dopo aver realizzato un quarto trimestre 2019 d’oro con un balzo del 50% dal minimo a 92,5 dollari al massimo di 138,4 dollari per bag*, ha avviato una fase di forte correzione.
Movimento che ha riportato i corsi sui 117 dollari*. Quali sono state le ragioni dello storno? Un ruolo importante hanno avuto le stime pubblicate da diverse fonti autorevoli. In particolare, il Brazilian Institute of Geography & Statistics (IBGE) ha dichiarato che il raccolto brasiliano (primo produttore mondiale) nel 2020 aumenterà del 13%* su base annua fino a 56,4 milioni di sacchi*.
Non solo, l’Organizzazione Internazionale del Caffè (ICO) ha aumentato la stima della produzione globale di caffè per il 2019/2020 dello 0,8% a 168,7 milioni di sacchi*, rispetto alla stima precedente di 167,4 milioni di sacchi*. Elementi che, sommati alla tipica bassa presenza di large speculator sul mercato del caffè tra dicembre e gennaio, hanno generato un forte calo dei prezzi.
Detto questo però, la stessa ICO stima per il mercato globale della materia prima un deficit del 25%* nel 2019/2020 per 626 mila sacchi*, in aumento rispetto al precedente anno. Cosa aspettarci dunque per i prossimi mesi? Nel breve periodo molto dipenderà dal clima. Se la piovosità rimarrà sotto la media stagionale (attualmente è all’80%*) il raccolto di quest’anno potrebbe risentirne. Ma l’elemento veramente importante nel medio e lungo termine sarà il peso della Cina in questo mercato.
Allo stato attuale, infatti, il Paese del dragone non rientra ancora tra i primi 10 consumatori, ma la domanda è in fortissima crescita tant’è vero che società come Starbucks stanno continuando ad aprire store nel Paese asiatico. Elemento che potrebbe far aumentare fortemente la domanda di caffè nei prossimi mesi, incrementando notevolmente il deficit di offerta. Dinamica sicuramente non sfuggita ai large speculator (hedge funds) che infatti stanno incrementando le posizioni nette lunghe da novembre 2019.