Italia: migliora la fiducia di famiglie e imprese manifatturiere

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L’inizio del 2020 fa segnare una incoraggiante ripresa del morale dei consumatori e di quello delle aziende manifatturiere e delle costruzioni (mentre si registra una correzione nei servizi e nel commercio al dettaglio). Il timido rimbalzo nell’industria potrebbe essere dovuto alla minore incertezza sul commercio internazionale, che ci attendiamo possa favorire un recupero di attività nei prossimi mesi.

La fiducia di famiglie e imprese manufatturiere è migliorata a gennaio. I dati sono stati superiori al previsto.

Il morale dei consumatori è salito per il secondo mese, a 111,8 da 110,8 di dicembre. Si tratta di un massimo dallo scorso settembre. Come già il mese scorso, il miglioramento riguarda tutte le principali componenti, in primis il clima economico nazionale (ma anche il clima personale è salito, ai massimi da un anno). Per il secondo mese, le famiglie manifestano anche minori timori occupazionali.

La fiducia delle imprese nel settore manifatturiero è salita per il secondo mese, a 99,9 da 99,3 precedente (ai massimi dallo scorso luglio). Il miglioramento riguarda soprattutto gli ordini correnti (sia dall’interno, sia soprattutto dall’estero), mentre le attese sulle commesse future sono meno ottimistiche. In merito alla produzione, salgono i giudizi correnti, e più sensibilmente le aspettative per il futuro. Le attese sull’economia migliorano, quelle sull’occupazione risultano invariate rispetto al mese scorso.

Viceversa, l’indice composito di fiducia delle imprese è sceso, a 99,2 da 100,7. Il calo è dovuto alla correzione nel commercio al dettaglio (a 106,6 da 110,6) e nei servizi (a 99,5 da 102,2), dopo i decisi incrementi registrati a dicembre. Il morale è invece aumentato sensibilmente nelle costruzioni (a 142,7 da 140 precedente), tornando non lontano dai massimi da 11 anni toccati lo scorso anno.

In sintesi, le informazioni che giungono dalle indagini di gennaio sono in media incoraggianti, e migliori del previsto. In particolare, la ripresa nel settore manifatturiero si spiega almeno in parte con il ridursi dell’incertezza sul commercio mondiale, dopo l’evoluzione più positiva del previsto delle vicende legate alla guerra tariffaria Usa-Cina e a Brexit. Inoltre, anche l’impatto degli shock “idiosincratici” su alcuni particolari settori industriali a livello globale (auto e chimica) appare in via di assorbimento. Tali comparti, e l’industria nel suo complesso, continuano a contribuire negativamente all’attività economica, ma il freno sembra andare pian piano attenuandosi.

In tal senso, in assenza di nuovi shock, si potrebbe vedere nei prossimi mesi un graduale miglioramento dell’attività economica nei principali Paesi dell’Eurozona, Italia compresa.

Dopo una possibile stagnazione a fine 2019 (stimiamo che il contributo positivo del commercio estero sia compensato da un calo delle scorte, e che la crescita del valore aggiunto nei servizi sia annullata dalla flessione nell’industria e nelle costruzioni), ci aspettiamo che il PIL torni a crescere su base congiunturale nel corso del 2020, almeno alla velocità di crociera già vista precedentemente (+0,1% t/t), se non ad un passo marginalmente superiore.

In sintesi, manteniamo la nostra previsione relativamente cauta sul PIL italiano nel 2020 (0,3% corretto per i giorni lavorativi ovvero 0,4% grezzo), ma si stanno delineando rischi al rialzo su tale stima (sia pure di entità moderata).