La riforma del mercato dei capitali potenzierà le opportunità di crescita di aziende e risparmiatori

-

Le riforme strutturali adottate in Italia negli ultimi anni hanno migliorato la situazione finanziaria del settore delle imprese e contribuito ad una graduale ripresa economica. Le performance dell’economia italiana, tuttavia, sono ancora inferiori a quelle di altre grandi economie europee.  Lo sottolinea l’Ocse nel proprio Capital Market Review of Italy, approfondimento presentato a Roma con la presenza del Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.

Un migliore funzionamento del mercato dei capitali contribuirà ad accrescere gli investimenti nell’economia reale, creando occupazione e migliorando la produttività. In particolare le riforme del quadro istituzionale e normativo offriranno alle aziende condizioni migliori di finanziamento per gli investimenti di lungo termine e maggiori opportunità alle famiglie per diversificare il risparmio, traendo vantaggio dai successi delle imprese italiane.

Quello che viene sottolineato è che in Italia, il mercato dei capitali è meno sviluppato rispetto a molte altre economie avanzate. Nell’ultimo decennio, meno di quattro aziende all’anno si sono quotate sul mercato regolamentato della Borsa Italiana e il rapporto percentuale tra capitalizzazione di mercato e PIL registrato in Italia è nettamente inferiore a quello degli altri grandi Paesi europei. Alla fine del 2018, il valore totale delle azioni italiane quotate era pari a solo il 31% del PIL, un valore nettamente inferiore a quello registrato in Germania (46%) e in Francia (88%).

Il rapporto rivela poi che l’Italia è una delle grandi economie europee che presenta la percentuale più elevata di aziende a forte crescita (23%). Tuttavia, le aziende a forte crescita sono ancora troppo poco numerose rispetto al gran numero di piccole imprese caratterizzate da scarsa produttività. Un maggiore sviluppo dei mercati dei capitali fornirebbe alle aziende le risorse finanziarie destinate a investimenti e crescita, consentendo loro di raggiungere dimensioni concorrenziali decisive, sottolinea il rapporto dell’OCSE.

La dipendenza delle imprese italiane dai finanziamenti dei debiti è poi ancora molto elevata. Inoltre, il 40% del loro attivo è in generale finanziato da debiti a breve termine, una percentuale nettamente più elevata rispetto alle altre aziende europee. Tale situazione limita gli investimenti destinati alla crescita e aumenta la vulnerabilità del settore non finanziario a fronte di shock macroeconomici. Un accesso facilitato al capitale di lungo termine (capitale azionario e obbligazioni societarie a più lungo termine) e un’allocazione più efficiente di tale capitale permetterebbero alle aziende di assumere maggiori rischi strategici. Ciò potenzierà la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione, migliorando al contempo la produttività del capitale umano e del capitale fisso delle imprese italiane.

Il rapporto dell’Ocse afferma che la maggior parte degli investimenti sui mercati dei capitali mondiali è effettuata da grandi investitori istituzionali che privilegiano strategie di investimento passive basate su indici predefiniti. Gli investitori istituzionali internazionali, tuttavia, investono relativamente poco in Italia e una delle ragioni è legata al fatto che la quota di flottante delle imprese italiane quotate presenta un livello relativamente basso rispetto a quanto avviene nella maggior parte dei mercati più sviluppati. Favorire l’aumento della quota di flottante in Italia è quindi essenziale per consentire alle aziende di attrarre maggiori flussi di capitali provenienti dagli investitori istituzionali internazionali.

Con particolare poi alla nostra realtà l’Ocse evidenzia come in Italia sia la dimensione degli investitori istituzionali, come i fondi pensione, che la rispettiva allocazione ai mercati azionari e obbligazionari italiani, è esigua rispetto agli altri Paesi avanzati. Poiché i fondi pensione possono rivestire un ruolo importante nel rafforzamento dell’ecosistema del mercato dei capitali, il Governo potrebbe prendere in considerazione un’analisi della struttura dell’attuale sistema pensionistico, in modo tale che un’accresciuta partecipazione nel pilastro privato porti vantaggio anche per lo sviluppo di un mercato dei capitali italiano più completo.