Nel secondo trimestre le economie asiatiche guariranno dal virus

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Ci aspettiamo un primo trimestre molto negativo a livello di utili e vendite in Asia. Il secondo trimestre dovrebbe invece caratterizzarsi per un’attività industriale superiore alle aspettative, grazie alla domanda repressa nel primo trimestre. Misure fiscali, monetarie e il supporto governativo aiuteranno a sostenere la crescita. Chiaramente, una nuova emergenza dovuta alla liberalizzazione delle misure cinesi o a un’accelerazione forte dei casi in Europa e negli Usa metterebbe a rischio queste aspettative.

Da metà febbraio, i casi di COVID-19  a livello globale stanno diminuendo, grazie alla guarigione di oltre 30.000 persone. Sulla base di questi dati, la Cina ha permesso a diverse province di abbassare il livello di allerta. Questo, finalmente, consente alle persone di viaggiare più liberamente e di riprendere le attività commerciali. Il consumo di carbone da parte dei generatori di elettricità per l’industria è attualmente al 56% rispetto al normale e ci si aspetta di raggiungere il 100% non prima di metà marzo.

Durante la SARS nel 2003, la Cina contava per il 4.3% sul Pil globale, attualmente invece siamo al 17% e a oltre il 50% della crescita del Pil globale. Il paese è uno degli anelli più importanti nella catena di produzione globale e gli effetti del COVID-19 si stanno facendo sentire su tutti paesi. Le misure prese dal governo cinese in termini di isolamento di alcune città hanno sicuramente aiutato a diminuire la diffusione del virus e hanno dato il tempo anche ad altri paesi di prepararsi. Il costo per l’economia cinese e globale si potrà analizzare solo una volta che l’epidemia sarà passata. Gli esperti sperano che il virus abbia una stagionalità come altri virus e che la primavera, con la sua aria più umida, possa aiutare ad abbassare ulteriormente i casi. Intanto cominciano a emergere indicazioni positive su farmaci testati sperimentalmente in Cina.

I mercati più colpiti al di fuori della Cina dalla situazione in corso sono sicuramente il Giappone e la Corea del Sud, che hanno anche i numeri di infetti maggiori dopo il paese del Dragone. Questi due paesi sono anche strettamente collegati alla catena di produzione cinese e globale.

I mercati azionari resteranno sicuramente ancora molto volatili nel prossimo futuro. In particolare, l’Europa e gli Stati Uniti sono più sensibili a ulteriori correzioni, dal momento che hanno approfittato di un afflusso di liquidità durante la guerra dei dazi Usa-Cina nel 2019 e che fino a poco tempo fa non erano considerati a rischio virus.

Uno degli effetti di questo virus sarà una ulteriore spinta verso l’automatizzazione e la new economy, cercando così di diminuire il rischio umano nella produzione, nell’acquisizione e nella distribuzione dei beni. Ci aspettiamo invece che il turismo, la ristorazione e gli altri servizi capaci di aggregare le persone risentiranno in modo più netto del virus.

In questo contesto, in termini di investimento restiamo sovraesposti nella tecnologia e a livello di titoli industriali, mentre manteniamo il rischio Yen coperto. Consideriamo le valutazioni attuali attrattive a medio termine, se lo scenario dovesse rivelarsi coerente con le nostre previsioni.