I mercati finanziari potrebbero riprendersi in estate

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Ci si attende un rimbalzo dell’economia mondiale nella seconda metà del 2020, che dovrebbe proseguire nel 2021. Entro fine anno i mercati potrebbero recuperare almeno la metà di quanto perso a inizio 2020.

Lo scenario peggiore che ci si aspetta è una profonda recessione di due trimestri derivante dalle misure di contenimento del virus adottate. Il rimbalzo atteso dovrebbe successivamente derivare da un progressivo contenimento della crisi sanitaria grazie alle contromisure adottate e all’arrivo dell’estate nell’emisfero nord, che dovrebbe limitare la propagazione del virus. Se tale scenario si rivelasse corretto, è lecito aspettarsi un rimbalzo dei mercati finanziari nel corso dell’estate, poiché storicamente gli andamenti borsistici hanno anticipato di qualche mese l’andamento economico.

Al momento, l’area geografica da prediligere sono gli Usa. Flessibilità del mercato del lavoro, indipendenza energetica, leadership tecnologica, trend demografici in crescita, liquidità dei mercati sono solo alcune delle caratteristiche che rendono gli Usa appetibili.

Le aziende domiciliate in Usa hanno meccanismi di corporate governance più tutelanti e politiche “shareholder friendly” per quanto concerne la distribuzione del capitale in eccesso (dividendi e buyback). Il mercato azionario Usa è sempre apparso statisticamente più caro rispetto agli altri mercati mondiali. La apparente sopravvalutazione è però giustificata da pesi settoriali differenti, tassi di crescita superiori oltre a una migliore qualità degli utili aziendali. La zona Euro è purtroppo caratterizzata da scarsa crescita, mentre i mercati emergenti presentano rischi elevati, anche legati all’andamento instabile delle valute locali.

Riguardo all’Italia, la crisi in corso avrà un impatto negativo sia sul debito, che salirà a causa degli interventi fiscali necessari, che sul Pil, il quale subirà una contrazione dovuta alle contromisure senza precedenti adottate per contrastare il virus. Pertanto, il rapporto debito/Pil, indicatore considerato importante dai mercati, salirà marcatamente.

A fronte di un deterioramento della posizione debitoria dell’Italia, gli investitori internazionali potrebbero richiedere tassi più alti per sottoscriverne il debito considerato l’aumento del rischio connesso, con ripercussioni negative sullo spread. Tali dinamiche sono simili a quanto già sperimentato durante la crisi del debito sovrano europeo del 2011-2012, e coinvolgerebbero anche le banche, detentrici di grandi quantitativi di Btp.