La commissione europea pubblica le previsioni economiche di primavera
La pandemia di coronavirus rappresenta uno shock violento per l’economia mondiale e per quella dell’UE, con conseguenze socioeconomiche molto gravi. Nonostante la risposta politica rapida e integrata tanto a livello dell’UE quanto a livello nazionale, quest’anno l’economia dell’Unione subirà una recessione di proporzioni storiche. Lo certifica la Commissione europea nelle proprie Previsioni economiche di primavera appena pubblicate . Per l’Eurozona il calo nel 2020 sarà del 7,7% e per l’Ue del 7,4%, ma nel 2021 è previsto un rimbalzo importante: +6,3% nella zona euro e +6,1% nell’Unione. Rispetto alle previsioni autunnali, i dati sono stati rivisti al ribasso di circa 9 punti.
I rischi al ribasso: Bruxelles sottolinea in ogni modo come le previsioni di primavera sono offuscate da un livello di incertezza maggiore rispetto al solito. Esse si basano su una serie di ipotesi circa l’evoluzione della pandemia di coronavirus e le misure di contenimento ad essa associate. La previsione di base presuppone che le misure di sospensione delle attività saranno gradualmente revocate a partire da maggio. Anche i rischi che gravano su queste previsioni sono eccezionalmente elevati e orientati verso un peggioramento. Una pandemia più grave e durevole di quanto attualmente previsto potrebbe causare una diminuzione del PIL di gran lunga superiore a quanto ipotizzato nello scenario di base di queste previsioni. In assenza di una strategia comune per la ripresa a livello dell’UE dal carattere forte e tempestivo, vi è il rischio che la crisi possa portare a gravi distorsioni nel mercato unico e a profonde divergenze economiche, finanziarie e sociali tra gli Stati membri della zona euro. Vi è inoltre il rischio che la pandemia possa innescare cambiamenti più drastici e permanenti nell’atteggiamento nei confronti delle catene del valore globali e della cooperazione internazionale, che peserebbero sull’economia europea che è estremamente aperta e interconnessa. La pandemia potrebbe anche lasciare cicatrici indelebili sotto forma di fallimenti e danni a lungo termine al mercato del lavoro. Anche la minaccia di dazi tra l’UE e il Regno Unito a seguito della fine del periodo di transizione potrebbe frenare la crescita, anche se in misura minore nell’UE rispetto al Regno Unito.
Uno shock simmetrico: lo shock per l’economia dell’UE è simmetrico, poiché la pandemia ha colpito tutti gli Stati membri, ma secondo le previsioni sia il calo della produzione nel 2020 (dal -4,2 % in Polonia al -9,7% in Grecia) che l’ampiezza del rimbalzo nel 2021 saranno marcatamente diversi. La ripresa economica di ciascuno Stato membro dipenderà non solo dall’evoluzione della pandemia in quel determinato paese, ma anche dalla struttura di ciascuna economia e dalla capacità di ognuna di rispondere con politiche di stabilizzazione. Data l’interdipendenza delle economie dell’UE, la dinamica della ripresa in ciascuno Stato membro inciderà anche sul vigore della ripresa degli altri Stati membri. Per quel che riguarda il nostro Paese le stime economiche della Commissione Ue che vedono il Pil italiano contrarsi del 9,5% quest’anno, e rimbalzare al 6,5% l’anno prossimo. Le stime si basano su una ripresa delle attività economiche da maggio, con “graduale normalizzazione. Per uel che riguarda i numeri di finanza pubblica si stima un deficit nel 2020 dell’ 11% che si ridurrebbe nel 2021 al 5,5%. Il debito invece, “stabile” al 134,8% nel 2019, “raggiungerà il 159% nel 2020 e scenderà al 153,5% nel 2021, principalmente per dinamiche del Pil”. L’avanzo primario sarà “negativo per la seconda volta dall’adozione dell’euro, pesando fortemente sul debito nel 2020.