C’è chi dice no

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Il titolo del brano di Vasco Rossi del 1987 ci aiuta a descrivere l’impasse che si è creata nello scorso week end in sede di Consiglio Europeo che, originariamente previsto per venerdì e sabato, si è protratto fino alla notte di domenica e che probabilmente proseguirà quest’oggi senza che i “leader” dell’Unione Europea siano riusciti al momento in cui scriviamo a raggiungere un accordo sul programma noto come “Next generation EU” di 750 miliardi di Euro e sul budget di lungo periodo di circa 1.000 miliardi. Il fronte del “no” guidato dall’irriducibile Premier olandese Mark Rutte si oppone sia alla dimensione del cosiddetto fondo per la ripresa sia alla proporzione di concessioni a fondo perduto, che originariamente era prevista per 500 miliardi di Euro, ma che i “Paesi frugali” non vogliono superi i 350 miliardi. A meno di un accordo dell’ultim’ora la decisione rischia di slittare al prossimo Consiglio Europeo.

Sul fronte politico internazionale settimana scorsa il Presidente USA Donald Trump ha sospeso lo stato preferenziale per Hong Kong come ritorsione contro la decisione cinese di imporre la nuova legge sulla sicurezza nazionale nell’ex colonia britannica. Stessa natura ha la decisione del Regno Unito di bandire l’utilizzo di componentistica della società di telefonia cinese Huawei nelle nuove reti 5G nel Regno Unito entro il 2027.

Sotto il profilo dei dati macroeconomici prosegue la conferma del rimbalzo dell’attività industriale dopo la fine della quarantena forzata con buoni dati sulla produzione industriale in Area Euro a maggio in ripresa del +12,4% mese su mese, benché leggermente inferiore alle attese. Nella stessa direzione i dati pubblicati in Cina sulla bilancia commerciale in giugno con una crescita sia delle esportazioni sia delle importazioni, quelli sulla crescita del PIL del secondo trimestre in positivo anno su anno del +3,2% rispetto al +2,5% atteso, ed in fine i dati sulla produzione industriale in rialzo del 4,8% anno su anno. Meno confortanti invece i dati legati in generale ai consumi con le vendite al dettaglio in Cina a giugno risultate in contrazione del -1,8% anno su anno rispetto ad attese di crescita del +0,3%. Dati confortanti anche negli Stati Uniti con l’indice manifatturiero della Federal Reserve di New York attestatosi a 17,2 rispetto ad attese di 10, quelli sulla produzione industriale a giugno in rialzo del +5,4% (attese +4,3%) e le vendite al dettaglio sempre a giugno in rialzo del +7,5% rispetto ad attese a +5%.

In questo contesto i mercati azionari internazionali hanno messo a segno una settimana di rialzi con la sola eccezione dei Paesi Emergenti. Negli Stati Uniti l’indice S&P 500 è salito del +1,25% portandosi a solo -0,19% da inizio anno In settimana si è assistito ad un prosieguo della rotazione settoriale iniziata sul finire della settimana precedente con la tecnologia sotto pressione ed un miglior andamento di ciclici e finanziari. L’indice Nasdaq Composite ha infatti chiuso la settimana in territorio negativo a 1 08 ma permane in rialzo di ben il +17% da inizio anno. Ottima la settimana per i mercati azionari dell’Area Euro con un rialzo del +2,1% dell’indice Eurostoxx 50 ma che a differenza degli indici USA permane in territorio negativo del 10 da inizio anno. Maglia rosa dell’Area Euro il nostro mercato con il FTSE Mib in rialzo del +3,3% Positivo anche il Giappone con un rialzo dell’indice Nikkei 225 del +1,8% mentre come accennato i Paesi Emergenti hanno subìto una battuta di arresto con l’indice MSCI Emerging in flessione del -1,33% soprattutto a causa delle prese di beneficio sul mercato cinese dopo i forti rialzi della settimana precedente (indice CSI 300 +4,5%)

Settimana tranquilla sui mercati obbligazionari governativi con rendimenti in lieve calo negli Stati Uniti ed in lieve rialzo in Germania Il rendimento del Treasury USA decennale è sceso di 1 punto base a 0,63 mentre quello del corrispondente Bund è salito di 2 punti base a -0,45% In calo di 8 punti base il nostro spread con la Germania a 162 punti base in attesa del vertice del Consiglio Europeo iniziato venerdì 17 sul piano di ripresa e sul budget di lungo periodo dell’Unione Europea. La BCE riunitasi giovedì scorso ha lasciato tassi e piani di acquisto invariati in attesa di verificare le evoluzioni a livello politico ed a livello macroeconomico.

Per quanto concerne le materie prime sostanzialmente invariato il petrolio con il Brent che chiude a 43,14 dollari al barile (-0,23%) mentre prosegue il suo rialzo l’oro superando quota 1.800 dollari l’oncia (1.810,42 +0,65).

Infine, quanto alle divise internazionali prosegue la fase di indebolimento del dollaro USA nei confronti dell’Euro con il cambio che scivola a 1.143 (-1,13).

In conclusione, l’attenzione degli investitori questa settimana sarà concentrata sulle reazioni dei mercati finanziari agli esiti al momento negativi del Consiglio Europeo dello scorso fine settimana Da un punto di vista macroeconomico sono attesi i dati sulla bilancia commerciale giapponese di giugno, sulle vendite di case esistenti in USA sempre a giugno e sugli indici PMI flash per il mese di luglio per Eurozona, Regno Unito e Stati Uniti, che dovranno verificare la sostenibilità del rimbalzo delle economie in un contesto che vede ancora dati preoccupanti sulla diffusione della pandemia soprattutto negli Stati Uniti.