Regali di Natale anticipati per sostenere il rally di fine anno

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Ora che ci stiamo avvicinando alla fine dell’anno, i mercati possono contare su due notizie in grado di suscitare un po’ di ottimismo. La prima notizia arriva dagli Stati Uniti, dove la vittoria di Biden, senza una vera e propria Onda blu, viene considerata dai mercati come il miglior risultato possibile. Con un Senato repubblicano o con un Senato diviso (50%-50%), il nuovo Presidente difficilmente riuscirà a introdurre stimoli fiscali estremi, regolamentazioni più drastiche o aumenti delle tasse. L’altra notizia positiva è giunta invece da Pfizer/BioNTech e Moderna e riguardo l’elevata efficacia dei loro vaccini, mentre stanno accelerando anche le altre sperimentazioni.

Tuttavia, entrambe le notizie suscitano anche qualche perplessità. I mercati stanno sottostimando il fatto che Biden dovrà concedere qualcosa all’ala più radicale del suo partito. In tema di vaccini, siamo invece in attesa della conferma della loro efficacia da parte della comunità scientifica. Inoltre, lo sviluppo di vaccini per una grande fetta della popolazione non è di certo un gioco da ragazzi. Lo scenario più probabile è quello caratterizzato da stop and go dettati dall’evoluzione del virus prima di una riaccelerazione dell’economia. Tuttavia, i mercati hanno molta voglia di guardare questa situazione con gli occhiali rosa. Da inizio anno ad adesso, gran parte degli attivi rischiosi sono ritornati in territorio positivo nonostante il crollo di marzo. Nel complesso, si tratta di un risultato lusinghiero vista l’eccezionalità di quest’anno. L’idea di fondo è che la vittoria di Biden e la “disponibilità a breve” dei vaccini potrebbero contribuire a un miglioramento della dinamica della crescita mondiale, senza però imprimere una svolta rapida e decisiva perché la seconda ondata è ancora in corso, soprattutto in Europa. Lo scenario ipotizzato è quello di tassi bassi, ma con una ripresa della crescita di qui a breve. Il supporto delle banche centrali continua e sta riprendendo il sopravvento ora che è stata definitivamente accantonata l’ingombrante questione degli stimoli negli Stati Uniti. La politica fiscale deve inoltre continuare a seguire questa traiettoria collaborativa con la politica monetaria. La seconda ondata sta spingendo i governi a espandere i loro bilanci e solleciterà l’implementazione ancora più rapida del Recovery Fund da parte dell’Unione europea.

La vittoria di Biden ha ridotto ma non eliminato il rischio politico, e questa è una notizia positiva per i mercati. Riguardo alla politica estera, possiamo prevedere la probabile adozione di un approccio multilaterale, e ciò è positivo per l’Europa. Il rischio di dazi commerciali al settore automobilistico è sensibilmente rientrato. Tuttavia, dubitiamo che ci sarà un ammorbidimento nei rapporti con la Cina. Anche i Democratici non vedono di buon occhio il colosso asiatico, ma i loro toni saranno meno aspri rispetto a quelli di Trump. La competizione con la Cina continuerà e riguardare soprattutto la sfera tecnologica, ma è probabile che Biden persegua un approccio più strategico. Per quanto attiene invece ai rapporti con l’Iran, gli USA utilizzeranno i canali diplomatici per arrivare a un nuovo accordo sul nucleare e ridurre le tensioni. Una conseguenza positiva dell’ascesa di Biden alla presidenza è che con lui assisteremo a una riaccelerazione delle tematiche sui criteri ESG, sul clima e sull’uguaglianza sociale. In questi giorni ci si chiede se la Fed non si debba impegnare in modo più esplicito nella lotta contro le diseguaglianze e far diventare questo tema il terzo pilastro del suo mandato. Si tratterebbe indubbiamente di una svolta importante. Ci attendiamo anche dei progressi delle aziende americane nell’inclusione delle tematiche ESG nelle loro politiche. Per gli investitori, ciò significa che acquisteranno rilievo i temi a lungo termine della crescita dell’Asia alimentata dalla Cina e della focalizzazione degli Stati Uniti sull’innovazione e sugli ESG.

In un’ottica ciclica, ora che stiamo per entrare nel 2021, vediamo avvicinarsi la fase di ripresa seppure in un regime di tassi bassi e di abbondante liquidità. Ciò supporterà a nostro avviso gli attivi rischiosi e le azioni, in particolare con una rotazione dei temi, in un contesto di ricerca di opportunità cicliche e di ripresa nei settori value finora trascurati. I mercati emergenti probabilmente beneficeranno di un forte differenziale in termini di crescita rispetto ai Paesi sviluppati nel primo semestre del 2021, periodo in cui l’Europa e gli Stati Uniti potrebbero essere ancora interessati dalla seconda ondata e in cui dovrebbe esserci invece un miglioramento del ciclo del virus nell’emisfero meridionale mentre proseguirà la ripresa in Cina. Questi elementi, unitamente a un dollaro ancora debole, rappresentano un buon auspicio per le obbligazioni e per le valute dei mercati emergenti, dove la selezione continua a rivestire un ruolo importante. Nel comparto del reddito fisso, le obbligazioni societarie sono supportate da un’abbondante liquidità, ma la loro attrattività relativa rispetto alle azioni diminuisce man mano che ci avviciniamo alla fase di ripresa. Inoltre, i default dei titoli con un basso rating proseguiranno e molte aziende non sopravviveranno. Quindi, per quanto riguarda il credito, è meglio evitare di investire in modo cieco, e gli investitori dovrebbero quindi rafforzare la loro focalizzazione sulle società di qualità con business model solidi. I titoli di Stato (Treasury e titoli sovrani dei Paesi core in euro) continuano a essere poco interessanti e andranno presi in considerazione principalmente per motivi di liquidità/di copertura. Concludendo, crediamo sia troppo riduttivo abbandonarsi a uno sfrenato ottimismo: ci aspettano probabilmente altri mesi impegnativi. Sarà utile continuare a focalizzarsi sulla copertura e sulla liquidità perché la traiettoria verso una crescita più robusta non sarà lineare. Tuttavia, crediamo che la fase di aggiustamento potrebbe offrire alcune opportunità per adeguare i portafogli ai nuovi temi.