Airbnb cattura il cambio della domanda

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Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo il 2020 è stato il peggior anno della storia per il settore turistico. Gli arrivi internazionali sono crollati del 74% contando 1 miliardo di persone in meno rispetto al 2019. Per fare un paragone, la flessione della domanda della crisi economica del 2009 è stata pari al -4%. In termini economici, l’UNWTO World Tourism Barometer misura in 1,3 miliardi di dollari la perdita in ricavi di export, oltre 11 volte quanto riportato nel 2009. I posti di lavoro a rischio a causa delle misure di contenimento sono stimati in 100-120 milioni, gran parte dei quali sono collegati a piccole e medie imprese. L’elemento per far tornare la situazione alla normalità risiede nei vaccini, che permetteranno un graduale ritorno alla normalità. Interessante osservare come gli esperti dell’associazione stimano nel 2023 un ritorno del turismo internazionale ai livelli pre-Covid, ma soprattutto una crescita della domanda per i viaggi domestici e all’aria aperta. In un quadro in cui tutte le società del settore hanno subito forti cali in Borsa, Airbnb è un caso a sé stante. L’azienda, che si è quotata a Wall Street a dicembre 2020, ha riportato una discesa del 22% dei ricavi su base annuale, meglio delle previsioni della stessa società per un -50%. Per l’intero anno il gruppo ha segnalato ricavi a 3,4 miliardi di dollari, il 30% in meno sul 2019.

Nel 2021 il gruppo si attende un rimbalzo nel turismo, spinto da un graduale ritorno alla normalità. Sebbene i risultati possano sembrare negativi ad un primo impatto, guardando al contesto in cui questi sono stati archiviati è un importante elemento per capire alcuni cambiamenti nelle abitudini dei consumatori. Le persone hanno optato per gli affitti brevi vicino a casa, meno costosi e quindi più allettanti in un periodo di incertezza economica. Si pensi che prima del Covid-19, il turismo interno contava per il 52% del business di Airbnb, elemento che conta ora per l’80%. A spingere questo trend è anche il fatto che negli alberghi le interazioni con il personale e gli altri ospiti sono numerose e percepite come più rischiose rispetto all’avere una soluzione autonoma con il delivery che può facilmente sostituire il servizio in camera. Oltre a questo, la diffusione dello smartworking ha messo la popolazione nella condizione di poter lavorare in qualsiasi posto, ed è questo uno dei motivi per cui le prenotazioni medie sono salite da 3 a 6 giorni. La tendenza di Airbnb sembra quindi pronta a continuare.