Dai timori inflazionistici ai rischi di recessione

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Nel supportare un’accelerazione dell’inasprimento dei tassi per combattere l’inflazione, Powell ha fortemente negato che la Fed voglia spingere l’economia statunitense in una recessione. Le proiezioni del FOMC sono coerenti con un atterraggio morbido o “piuttosto morbido” nei prossimi due anni. Tuttavia, la rapida stretta monetaria inasprirà ulteriormente le condizioni finanziarie e avrà un impatto significativo sulla crescita a partire dal secondo semestre. Abbiamo quindi ridotto le nostre previsioni di crescita al 2,2% quest’anno e appena al di sopra dell’1% nel 2023. La prima metà del prossimo anno vedrà una crescita trimestrale appena positiva.

Pertanto, il rischio di una recessione è aumentato notevolmente: stimiamo tale rischio appena sopra il 40% nei prossimi dodici mesi. La causa principale risiederà nell’aumento dei costi di finanziamento e negli “effetti ricchezza” negativi sui consumi (questi ultimi moderati da un’elevata disuguaglianza). A differenza degli episodi precedenti, il sistema finanziario non presenta squilibri preoccupanti e i bilanci del settore privato sono in uno stato ragionevolmente sano; pertanto, la possibile recessione potrebbe essere probabilmente lieve. Tuttavia, l’ingente onere del debito potrebbe pesare sul successivo recupero.