Banche centrali contro l’inflazione. Come adattare i portafogli multi-asset

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Le aspettative del mercato sul picco dei tassi sono diminuite da giugno, riflettendo probabilmente il significativo rallentamento dell’attività economica e il recente calo dei prezzi delle materie prime. Notiamo inoltre che i mercati vedono sempre più spesso la Fed invertire la sua posizione all’inizio del 2023, il che suggerisce una maggiore aspettativa di un significativo deterioramento della crescita economica nei prossimi sei mesi.

Detto ciò, la Fed si è impegnata a inasprire la politica monetaria fino a quando non vedrà “prove convincenti” di un rallentamento dell’inflazione. Per il momento questo impegno andrà a scapito della crescita economica. Tuttavia, man mano che alcune delle forze alla base dell’aumento dei prezzi inizieranno a diminuire e che l’inflazione si ridurrà in più punti, la flessione della crescita potrebbe essere meno profonda e più temporanea di quanto i timori del mercato lascino intendere. Gli investitori dovrebbero essere pronti ad adattarsi.

Osserviamo come l’inasprimento delle condizioni finanziarie e il deterioramento della fiducia dei consumatori e delle imprese abbiano accelerato il rallentamento dell’attività post-pandemia già in corso. In seguito all’ampio sell-off, le valutazioni di azioni e obbligazioni sono migliorate, mentre il posizionamento degli investitori è estremamente difensivo rispetto alla storia, con l’eccezione di posizioni lunghe in alcuni futures su materie prime.

Data l’assenza di eccessi negli investimenti corporate e nell’occupazione, ci aspettiamo che il rallentamento dell’attività economica sia relativamente contenuto. Nonostante la robusta ripresa degli investimenti, infatti, il rapporto tra spesa in conto capitale e ammortamento rimane ben al di sotto del suo trend storico, mentre l’occupazione statunitense ha appena recuperato i livelli pre-pandemia. Riteniamo che l’inflazione continui a rispondere alle dinamiche della domanda e dell’offerta, che secondo noi continueranno a guarire dai molteplici shock globali degli ultimi due anni.

Di conseguenza, abbiamo gradualmente ridotto la nostra esposizione a breve duration e ora siamo vicini a un’allocazione neutrale. Allo stesso modo, pur avendo sottopesato le azioni per qualche tempo, abbiamo iniziato a ridurre gradualmente questa nostra sotto-esposizione, mantenendo le nostre preferenze su Stati Uniti, Unione Europea e mercati emergenti. Negli Stati Uniti, il vento contrario si è ridotto grazie al considerevole riprezzamento dei Treasury, mentre i mercati emergenti beneficeranno probabilmente del miglioramento dell’attività economica in Cina, grazie all’allentamento delle misure di blocco e al flusso di stimoli nell’economia. Infine, sul fronte valutario, preferiamo il dollaro canadese, grazie alla sua forte economia interna e al generale miglioramento della bilancia commerciale dovuto all’energia e alla probabilità che il ciclo di rialzi dei tassi continui.