La BCE sta per caso navigando a vista? Mai successo

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BCE. Guerra, incertezza e tassi di interesse. Stiamo navigando a vista?

Vogliamo fare un passo indietro e chiederci quali sono i fondamenti della governance europea? E la riforma del Patto stabilità al centro dell’evento “L’Italia e la riforma della governance europea” di pochi giorni fa? Il responsabile della direzione centrale Institutional Affairs di Intesa Sanpaolo, Jacques Moscianese, spiegava che gli obiettivi della riforma sono fondamentali per “consentire agli Stati membri di affrontare le sfide economiche con finanze pubbliche sostenibili, dotarsi di un nuovo sistema di regole più semplici ed efficaci, avere una maggiore titolarità da parte degli Stati membri e ottenere una riduzione degli elevati livelli del rapporto debito pubblico/Pil.” Secondo Moscianese, oggi “c’è la consapevolezza che misure di austerità troppo severe non solo provochino fortissime tensioni sociali, ma alla fine non migliorino la sostenibilità del debito mentre questa consapevolezza non c’era nel 2011-12”.

General escape clause

Anche se è stata attivata prontamente la clausola di salvaguardia generale (general escape clause) del Patto di stabilità e crescita, tramite la quale gli Stati membri hanno potuto reagire alla crisi fornendo un considerevole sostegno alle loro economie e discostarsi in misura rilevante ma temporanea dai requisiti di bilancio del Psc, lo scoppio della guerra ha messo a rischio la sicurezza energetica del continente e reso necessario un completo ripensamento della differenziazione delle fonti di approvvigionamento.

Intervista all’economista Alessandro Arrighi

La guerra in corso sta destabilizzando molti responsabili di decisioni macroeconomiche. Vogliamo tornare un po’ alle basi?

“Come economista d’azienda, ma anche presidente del collegio dei revisori della Camera di Commercio Italo Russa, ho una posizione privilegiata che mi consente una visione privilegiata dall’effetto sulle imprese del conflitto in essere, e che forse mi dà anche quella pirandelliana patente che mi consente qualche ormai inusuale “previsione” del futuro”.

Che cos’è il prezzo di un’attività finanziaria?

“Il prezzo di un’attività finanziaria, sul mercato è quello che sintetizza tutti gli eventi passati, ma soprattutto, esprime, la matrice della probabilità dei prezzi stimati dagli operatori, rispetto agli eventi futuri”.

E il tasso di interesse, cos’è?

“Il tasso è il prezzo che si paga su un debito. Per esempio, se io mi faccio dare dei soldi da una banca, dovrò pagare per quei soldi un prezzo, che è il tasso. Normalmente, a prescindere dall’inflazione, per determinare il tasso si procede per approssimazioni successive. Si parte dal tasso d’interesse “puro”, cioè dal tasso di rendimento degli investimenti finanziari a rischio nullo, o comunque molto basso (depositi bancari, titoli di Stato,…) si aggiunge poi un premio per il rischio settoriale, che esprime il rischio che un’impresa o un investimento (in questo caso, finanche l’investimento immobiliare di una persona) vada male, perché statisticamente, in quel certo settore ci sono una serie di imprese che vanno male; infine cìè un rischio cosiddetto specifico che esprime la rischiosità particolare di quel certo debitore e che, se è troppo alto, impedisce l’erogazione del credito”.

Come agisce il tasso di interesse sulle decisioni di investimento?

“Il tasso sarà poi paragonato alla remunerazione del capitale nel settore in cui è impiegato e nell’investimento specifico che si vorrebbe fare. Se il conto del capitale è minore del rendimento, potrebbe avere senso l’investimento”.

Ma in caso di guerra cosa succede?

“In caso di guerra, quello che normalmente, come detto viene considerato vicino allo zero, ossia il rischio sistematico, subisce un’importante impennata, che associata ad una maggiore incertezza sui rendimenti delle imprese determina una compressione rilevante degli investimenti”.

E nel caso specifico di questa particolare guerra?

“Non sembrano nemmeno esservi dubbi che la guerra attuale abbia delle connotazioni molto specifiche. Da una parte ci sono gli Stati Uniti, che comunque sia, hanno vinto, perché hanno rotto l’Eurasia, interrompendo a proprio vantaggio le transazioni tra l’Europa e la Russia, e potenzialmente in futuro anche con la Cina. Poi c’è un mondo occidentale, certamente tatticamente più organizzato, capace non solo di “donare” armi all’Ucraina, ma anche di mettere in atto un sistema articolato di sanzioni e ritorsioni, come la richiesta di arresto della Corte Internazionale Penale, che, quantomeno negli obiettivi, dovrebbe comportare il cedimento del “tiranno ucraino”. Quest’ultimo, a sua volta, dichiara di volere schierare armi atomiche e se all’inizio del conflitto lo circoscriveva ad un’operazione locale e speciale, oggi non esclude più un combattimento globale e nucleare. L’occidente politico scommette sul fatto che Putin abbia il buon senso di non rischiare di fare esplodere il mondo, sapendo che i Paesi a lui più vicini sono, almeno formalmente, contrari a un’escalation di tale portata. Dalla parte opposta ci sono la Russia e Putin, per i quali non prevede altra via d’uscita che la sconfitta. Putin, persa la guerra, dovrà essere arrestato e condannato”.

Quali sono le reazioni del mercato e gli effetti sul sistema?

“Può davvero il mercato scommettere sul fatto che Putin, quando avrà egli stesso la convinzione di avere perso la guerra, manterrà il giusto timore degli dei o del Dio in cui crede, per il quale accetterà l’umiliazione anziché rischiare le vite di milioni di persone? È evidente che, da un punto di vista finanziario, un rischio di questo tipo non può che comportare un grande innalzamento dei tassi, perché quello che è aumentato è il rischio di sistema, che peraltro, a sua volta, condiziona tutti i rischi specifici. La Banca Centrale Europea sa, perfettamente, che l’inflazione in Europa è importata, e che la sua politica monetaria non è in grado di influenzare il prezzo del petrolio o del gas. Ma in questo modo riesce almeno a gestire il panico, a fare saltare, o comunque nascondere, quei meccanismi di razionalità, che attribuirebbero un rischio davvero troppo alto, allo stato del mondo in cui Putin dovesse perdere lo sperato equilibrio e causare il conflitto globale e termonucleare. Occorre bloccare gli investimenti.

Mai era successo, almeno da quando esiste una Banca Centrale Europea, che il suo governatore avesse a dichiarare una navigazione a vista. È lo spettro dei tempi: l’effetto sul sistema economico e sociale è davvero prevedibile. Altro dirti non vo’… ma la tua festa ch’anco tardi a venir non ti sia grave”.

The Plague at Ashdod, by Nicolas Poussin (1594–1665), [Public Domain] via Creative Commons