BCE, una decisione che dipende ancora dai dati

Karsten Junius, Chief Economist Banca J. Safra Sarasin -

Negli ultimi mesi le notizie provenienti dall’area Euro sono state decisamente positive. I timori di un inizio di recessione, di un aumento della disoccupazione o di congelare al freddo in casa sono ormai acqua passata. Il tasso di disoccupazione rimane al 6,6% – un minimo pluridecennale – e i posti di lavoro vacanti rimangono elevati, anche se ultimamente sono leggermente diminuiti.

Due motivi sono alla base dell’attuale evoluzione: il primo, il calo dei prezzi dell’energia che ha migliorato notevolmente le condizioni di scambio e quindi anche il potere d’acquisto delle famiglie. In secondo luogo, meno strozzature nella produzione e nel commercio hanno contribuito a ridurre l’inflazione dei prezzi di produzione.

Sembra esserci ancora una domanda repressa di servizi, mentre la domanda di beni manifatturieri è in calo come nella maggior parte degli altri Paesi. Finora la produzione manifatturiera ha continuato a reggere, forse come risultato delle strozzature del passato, ma gli ordini stanno chiaramente diminuendo e il sentiment generale suggerisce una futura contrazione. Al contrario, la fiducia dei consumatori e dei servizi sono nettamente migliorate negli ultimi mesi, segnalando una solida espansione nei prossimi mesi.

Con il tempo, una politica monetaria restrittiva rallenterà l’economia generale. La crescita della moneta reale è in forte calo da un po’ di tempo e il credito erogato sia alle famiglie che alle società non finanziarie è rallentato.

Le ultime notizie sull’inflazione sono state a dir poco contrastanti. Le aspettative di prezzo per i prossimi mesi sono in calo, ma ciò non deve sorprendere, dati il superamento delle strozzature nella produzione e il calo dei prezzi dell’energia. L’aspetto più importante è l’andamento dei salari, che sembrano in forte aumento, rendendo così più probabili tassi di inflazione core più elevati per un periodo di tempo più lungo.

Questa potrebbe non essere una sorpresa in un periodo in cui i mercati del lavoro sono rigidi, i redditi reali sono diminuiti e i margini delle imprese sono elevati. In questo contesto, la BCE avrà bisogno di vedere variazioni mensili dei prezzi più basse prima di rallentare o terminare il ciclo di rialzi dei tassi. Riteniamo che il rapporto di martedì sull’inflazione di aprile sarà determinante per la decisione sui tassi di giovedì. Tassi headline e core superiori alle nostre previsioni del 7,0% e del 5,5% anno su anno dovrebbero portare a un rialzo di 50 pb, mentre tassi inferiori a tali valori deporrebbero a favore di un rialzo di appena 25 pb. In entrambi i casi, ci aspetteremmo un altro rialzo finale di 25 pb a giugno, fino a un livello terminale del 3,5% o del 3,75%. Nella seconda metà dell’anno, ci aspettiamo che la BCE riduca le proprie esposizioni obbligazionarie a un ritmo più sostenuto, invece di aumentare ulteriormente i tassi di riferimento.