La corsa dell’uranio è appena iniziata

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L’energia nucleare può svolgere un ruolo importante negli sforzi dei vari Paesi per la decarbonizzazione dei loro sistemi energetici, e per questo è probabile che la domanda di uranio continui ad aumentare. Diversi Paesi hanno recentemente annunciato piani di espansione della loro capacità nucleare, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Cina e India. L’International Energy Agency (IEA) prevede che, nell’ambito del suo obiettivo di emissioni nette zero per il 2050, la capacità di energia nucleare a livello mondiale dovrà più che raddoppiare, passando da 413GW nel 2021 a 871GW nel 2050. In un rapporto pubblicato da Clifford and Chance LLP nel febbraio 2023, la World Energy Organization prevede inoltre che il 60% delle nuove centrali sarà costruito in Cina. Ciò significa che la flotta nucleare cinese potrebbe superare gli Stati Uniti come la più grande del mondo nei prossimi 10 anni.

Negli ultimi anni la Cina ha aumentato il numero di autorizzazioni per il nucleare e solo nel 2022 ha approvato 10 nuovi reattori, di dimensioni generalmente superiori a un gigawatt. Il presidente del China General Nuclear Power Group Co., Yang Changli, ha dichiarato che la flotta nucleare cinese crescerà fino a 400 GW, ovvero sette volte la capacità attuale, entro il 2050 e rappresenterà il 18% della produzione di energia elettrica del Paese. La Cina sta guidando la rinascita del nucleare, che vede nazioni come il Regno Unito rivolgersi di nuovo a questa tecnologia nel tentativo di raggiungere gli obiettivi climatici e soddisfare al contempo il fabbisogno energetico. La previsione di Yang richiederebbe un netto passo avanti nel già ambizioso programma di costruzione del Paese, con oltre nove gigawatt di capacità nucleare aggiuntiva all’anno fino al 2060.

Anche i reattori modulari (Small modular reactors o SMR) stanno guadagnando popolarità, grazie alla loro flessibilità e al loro potenziale utilizzo in aree difficili da raggiungere. Con una capacità di potenza fino a 300 MW(e), gli SMR possono fluttuare la loro produzione in base alla domanda e possono essere costruiti in una frazione del tempo necessario per costruire un reattore tradizionale. Per lo più prefabbricati, gli SMR possono essere completamente operativi in 2-3 anni, molto meno dei 7-9 anni necessari per un reattore tradizionale.

In questo scenario, l’investimento in ETF sull’uranio offre un metodo efficiente e conveniente per accedere a un paniere diversificato di società coinvolte nelle attività di estrazione dell’uranio, mitigando alcuni dei rischi associati ai singoli minatori di uranio.