Azioni o obbligazioni? Dopo tre mesi consecutivi di ribassi, migliorano le prospettive

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Stiamo attraversando un periodo di particolare difficoltà per i mercati finanziari: l’indice MSCI World e l’indice Bloomberg US Treasury Total Return hanno registrato risultati negativi in ciascuno degli ultimi tre mesi. Si tratta del periodo più lungo in cui azioni e obbligazioni hanno registrato un calo contemporaneo su base mensile, perlomeno dal 1972.

Il lato positivo di tale calo è che i ritorni attesi sono migliorati sia per le azioni sia per le obbligazioni. Nel medio termine, vi sono buoni motivi per aspettarsi una solida performance da entrambe le asset class. Ma la domanda più immediata per chi si occupa di asset allocation tattica è cosa preferire per la fine del 2023 e l’inizio del 2024: azioni o obbligazioni?

A nostro avviso, una combinazione di fattori fondamentali, tecnici e stagionali suggerisce che le azioni possano essere privilegiate in chiave tattica rispetto al debito pubblico.

Il mercato azionario non necessita di un calo dei rendimenti obbligazionari per riprendersi, ma solo di un’attenuazione della volatilità del mercato obbligazionario. Se l’attività si moderasse tra il terzo e il quarto trimestre, ciò segnalerebbe probabilmente una rinnovata fiducia in un “atterraggio morbido” dell’economia come previsto dal consensus, piuttosto che un rapido cambio di percezione da “surriscaldamento” a “recessione”.

Per le obbligazioni, le prospettive fondamentali non sono altrettanto incoraggianti. I mercati dei tassi d’interesse a breve termine indicano che il tasso di policy della Fed terminerà nel 2024 a un livello di circa 80pb inferiore rispetto a quanto suggerito dall’ultimo sondaggio “dot plot” sulle aspettative dei funzionari della Fed di settembre. In uno scenario di soft landing, che a nostro avviso è quello verso cui graviterà il consensus per fine anno, l’entità dell’allentamento previsto per l’anno prossimo è già relativamente aggressiva, data l’inflazione sopra il target e la ripresa dell’attività economica. I dati congiunturali, e in particolare quelli relativi al mercato del lavoro e ai consumi, dovrebbero mostrare un deterioramento molto più marcato di quello che riteniamo probabile nel breve termine affinché ulteriori tagli dei tassi di interesse si radichino nelle aspettative del mercato.

Riteniamo che vi siano le condizioni per un rally azionario di fine anno: un posizionamento relativamente basso, previsioni discrete sugli utili dal momento che la recessione non sembra essere imminente, e la fine della pressione sulle valutazioni causata dall’impennata dei rendimenti obbligazionari. Preferiamo le azioni di Stati Uniti, Giappone e Regno Unito.

Dal nostro punto di vista, preferiamo una ponderazione neutra sulle obbligazioni governative, soprattutto alla luce del forte calo dei rendimenti registrato all’inizio di novembre. Tuttavia, il debito sovrano rimane una parte importante dei portafogli bilanciati. Da un lato, le caratteristiche di generazione di reddito delle obbligazioni sono migliorate notevolmente, con i rendimenti dei Treasury statunitensi a dieci anni vicini alla fascia alta del loro range ventennale, anche dopo la recente discesa. Riteniamo inoltre più probabile che il prossimo grande shock di mercato sarà dovuto alle preoccupazioni per il deterioramento della crescita piuttosto che all’accelerazione dell’inflazione. In questo caso, le obbligazioni potrebbero fornire sostegno al portafoglio, anche se questo non è il nostro scenario di base per il prossimo futuro.