Una fase di transizione nei mercati obbligazionari

Khalid Ataullah, Senior Credit Portfolio Manager di Plenisfer Investments SGR -

I mercati obbligazionari stanno attraversando una fase di transizione fondamentale.

C’è un tiro alla fune tra due forze:

Le principali banche centrali a livello globale (Fed, BCE, BoE, ecc.) sono “al” o “vicine al” picco dei tassi di riferimento: il ciclo di rialzo dei tassi può considerarsi effettivamente concluso, poiché un eventuale ulteriore aumento di 25 punti base su un tasso di base del 4-5%, non cambierebbe materialmente il costo del denaro nell’economia globale.

L’inflazione, anche se è scesa in modo significativo, rimane elevata e ipotizziamo lo resterà a lungo. “Tassi più alti più a lungo” è quindi il nuovo paradigma di mercato e la narrativa dei banchieri centrali.

In occasione della riunione della banca1 centrale americana dello scorso 1° novembre, il Presidente della FED, Jay Powell, ha rilasciato dichiarazioni che sono sembrate accomodanti e ha segnalato che un altro rialzo dei tassi potrebbe non essere affatto necessario.

Il brusco movimento dei tassi dei bond governativi decennali americani, in calo di quasi 30 punti base dal 31 ottobre al 2 novembre dal 4,93% al 4,64%[1], suggerisce che il mercato è pronto a “scontare” la fine del ciclo di rialzi.

Ciò si è riflesso anche nel brusco restringimento degli spread creditizi, con gli indici USA High Yield e Crossover[2] che si sono ristretti di 30 punti base1, a conferma che per gli asset di rischio rilevi non solo il livello dei tassi, ma anche la loro “direzione di marcia”.

Negli ultimi 2-3 mesi, gli investitori obbligazionari hanno aumentato la duration sulla base dell’idea che la fine del ciclo di rialzo dei tassi non fosse lontana, strategia che tuttavia non ha funzionato bene, dato che i tassi statunitensi di fascia medio-lunga sono saliti a settembre e ottobre di quasi 100 punti base1.

Il 3 novembre, il debole dato relativo all’occupazione statunitense di ottobre (Non Farm Payroll) – pari a 150.000 nuovi occupati (a settembre erano stati 336.000), contro un’attesa di 180.0001 – insieme a considerevoli revisioni al ribasso per i dati dei due mesi precedenti e ad altri indicatori deboli comunicati all’inizio della stessa settimana (quali l’Union Labor Costs), hanno portato a un robusto rally dei tassi e di tutti i mercati, inclusi quelli del credito e di altri asset del reddito fisso.

Sebbene oggi ci sia un certo sollievo nei tassi a lungo termine, tassi di interesse più elevati potrebbero rallentare l’economia nel tempo e avere un impatto sulla capacità di rifinanziamento.

In questo scenario, in Plenisfer continueremo a preferire credito di qualità, di società con fondamentali solidi.