L’invecchiamento della popolazione e la sfida del care

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Il recente Sesto Rapporto di Secondo Welfare contiene un interessante approfondimento aggiornato sul quadro della assistenza agli anziani non autosufficienti. L’invecchiamento della popolazione comporterà la richiesta massiva di sostegno e di risorse, si evidenzia peraltro in una fase di crisi del welfare familiare, su cui il sistema di cura e assistenza dei più anziani si è storicamente appoggiato nel nostro Paese.

Se tutta l’Europa registra un forte invecchiamento della popolazione, l’Italia è il Paese in cui la quota di ultraottantenni è più alta, 7,6% (media UE 6,1%), quasi raddoppiata dal 2001 quando era il 4,2%. Al contrario è quello in cui la quota di minori di 14 anni è più bassa, 12,7% (media UE 15%). Le nuove previsioni sul futuro demografico del Paese, aggiornate al 2021, confermano la presenza di un potenziale quadro di crisi. La popolazione di 65 anni e più oggi rappresenta il 23,5% del totale ed entro il 2050 potrebbe arrivare al 34,9%. La popolazione residente è in decrescita: da 59,2 milioni al 1° gennaio 2021 si prevede scenderà a 57,9 milioni nel 2030, fino a 47,7 milioni nel 2070. Il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2021 e a circa uno nel 2050.

Centrale resta il tema degli anziani non autosufficienti, stimati in circa 3,9 milioni, il 28,4% della popolazione. Secondo le proiezioni di Istat nel 2041 si prevede un aumento significativo dei genitori soli, delle persone sole e delle persone in coppia senza figli, queste ultime soprattutto se anziane. Salterà quindi il sistema familistico dove la cura degli anziani è garantita dai figli/familiari. Per quanto riguarda la spesa, si segnala che quella pubblica complessiva per LTC ammonta all’1,7% del PIL  nel 2022, di cui la parte erogata a soggetti con più di 65 anni rappresenta il 74%.

La componente sanitaria e l’Indennità di Accompagnamento18 coprono complessivamente l’83,5% della spesa complessiva per LTC (rispettivamente, il 40,5% e il 43%). Il restante 16,5% è rappresentato dalle altre prestazioni socio-assistenziali erogate a livello locale. Si tratta di un dato in linea con quello degli altri Paesi UE, ma rimane tutto sbilanciato sui trasferimenti monetari a danno dei servizi. Per il 2022, la spesa pubblica relativa all’insieme delle prestazioni per LTC, di natura non sanitaria e non riconducibili alle Indennità di Accompagnamento, è stimata in 0,28% del PIL. Di queste risorse il 57,2% è riferibile a prestazioni di natura non-residenziale e residenziale e il rimanente 42,8% a trasferimenti in denaro.

Per quanto riguarda la spesa comunale pro capite per l’area anziana i Comuni italiani nel 2020
hanno speso in media 90 euro, ma il dato varia sensibilmente su base territoriale: dai 1.422 euro
della Provincia Autonoma di Bolzano ai 651 euro della Valle d’Aosta fino ai 23 euro del Molise. Guardando in particolare le spese per l’assistenza domiciliare, che prevede un supporto per la cura della persona e dell’abitazione, quasi il 30% dei Comuni del Mezzogiorno non offre tale servizio agli anziani in condizioni di fragilità. La percentuale è meno del 15% al Centro e meno del 10% al Nord, dove peraltro vengono erogati voucher, assegni di cura e buoni sociosanitari agli anziani non autosufficienti da più del 70% dei Comuni, contro il 33% dei Comuni al Centro, il 12% al Sud e il 13% nelle Isole. Nel settore continuano a prevalere il “welfare-fai-da-te” e il lavoro sommerso.

La spesa delle famiglie per l’assistenza ad anziani è stimata in 15,1 miliardi di euro, tra spesa regolare (retribuzioni, TFR e contributi) e spesa irregolare (solo retribuzioni). In particolare, prosegue il Rapporto, le assistenti familiari (regolari e irregolari) sarebbero quasi 2 milioni. Per una badante assunta per assistere una persona non autosufficiente a tempo pieno (54 ore settimanali) e in regime di convivenza una famiglia spende 18.639,12 euro l’anno (16.224,24 per la retribuzione + 2.414,88 contributi) .Gli anziani ospiti dei presidi residenziali socio-assistenziali e sociosanitari invece sono quasi 295.000, quasi 23.000 dei quali non autosufficienti, pari a meno del 2% dell’intera popolazione over 65.

Il tasso di copertura delle residenze in Italia è meno della metà di quello della Spagna, un terzo di quello tedesco, quasi un quarto rispetto a Svezia e Olanda In Italia continuano a prevalere logiche di intervento presso il domicilio dell’utente. Tuttavia, le persone anziane che ricevono un servizio di assistenza domiciliare sono in tutto il 6%: un dato che ci colloca in fondo alla relativa classifica internazionale. E anche l’intensità di questi servizi è comparativamente bassa. L’80% dei beneficiari di assistenza domiciliare riceve l’ADI spesso a seguito di periodi di ospedalizzazione e per un arco di tempo molto breve. La durata media delle prestazioni di ADI è stimata in 17 ore pro capite. Nel complesso gli anziani che ricevono l’assistenza domiciliare socio-assistenziale anche integrata con i servizi domiciliari sanitari rappresentano l’1,3% di tutti gli anziani.