Come rilanciare la previdenza complementare

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Il tema delle pensioni si affaccia continuamente nel dibattito politico culturale del nostro Paese: si avverte ormai la necessità di trovare nuove soluzioni per garantire la sostenibilità finanziaria dell’intero sistema previdenziale e, al contempo, l’adeguatezza dei futuri trattamenti pensionistici. La riflessione, che ha sicuramente portata generale, è contenuta nella Relazione annuale del fondo pensione Fon.Te, forma pensionistica del terziario, che contiene una serie di interessanti considerazioni propositive sul come rilanciare la previdenza complementare.

La premessa che viene posta è che la previdenza complementare non può più essere considerata sic et simpliciter “integrativa” ma dovrà necessariamente essere direttamente interconnessa alla previdenza obbligatoria, in un’ottica di giustizia previdenziale che tenga conto, da un lato, della salvaguardia del patto generazionale che caratterizza il primo pilastro e, dall’altro, fare in modo che l’accesso alla previdenza complementare sia alla portata di tutti e non dei soli garantiti, vale a dire coloro che hanno carriere più stabili e redditi più alti. Solo trattando insieme il primo e secondo pilastro si può addivenire a meccanismi che assicurano trattamenti pensionistici adeguati alle attuali esigenze di lavoratrici e lavoratori.

Andando ai singoli punti si sottolinea come appare necessario e non più rinviabile operare una revisione organica e strutturale del sistema di previdenza sia per il primo che per il secondo pilastro evitando, come spesso accaduto in passato, che, da un lato, interventi spot intacchino garanzie e vantaggi dati per acquisiti e, dall’altro, che si generino ulteriori elementi di incertezza e di discriminazione in un sistema che di per sé appare già complesso agli occhi dei più.

È quindi evidente, prosegue la Relazione, che nel contesto rappresentato l’accesso alla previdenza complementare non può essere più rimesso alla sola libertà e volontarietà del lavoratore come nelle originarie intenzioni del Legislatore. Si auspica che venga avviata una profonda riflessione sull’attuale assetto normativo in modo da individuare misure atte a garantire a tutti i soggetti attivi e sin dalla prima occupazione, l’accesso alla previdenza di secondo pilastro con caratteristiche e modalità non dissimili rispetto a quelle previste dal primo livello di contribuzione pensionistica.

Si sottolinea ancora come la formula del silenzio assenso è sicuramente ancora una misura utile per consentire un più ampio accesso dei lavoratori alla previdenza complementare ma si ritiene occorrano strumenti strutturali e non più transitori. Occorre poi la rivisitazione delle norme di incentivo fiscale a sostegno delle adesioni sia in favore dei lavoratori che dei datori di lavoro tenendo nella dovuta considerazione la necessità di incrementare l’appetibilità della previdenza complementare attraverso una modifica delle regole di deducibilità dei contributi implementando e favorendo il passaggio dal principio di maturazione a quello di cassa per la tassazione dei rendimenti. Si propone per esempio di prevedere un plafond di deducibilità specifico per nucleo familiare, magari adattato al numero dei componenti del nucleo medesimo; introdurre limiti di deducibilità su base pluriennale, con possibilità di portare in avanti negli anni successivi l’importo dei contributi non dedotto nell’arco dell’anno; assicurare misure di incentivo specifiche per i lavoratori autonomi in regime forfettario.

Importante poi il ruolo della educazione previdenziale inserendo tale tematica in ogni normale percorso scolastico: si tratterà di accompagnare i giovani nel loro percorso di vita, anche lavorativa, facendogli comprendere come risparmiare risorse importanti attraverso gli strumenti di previdenza e approfondendo ove possibile anche temi di finanza ed economia. Sicuramente andrà poi avviata una riflessione anche in ottica di maggiore semplificazione degli adempimenti previsti per la costruzione della propria posizione previdenziale e delle prestazioni che da essa ne derivano. È un dato di fatto che le giovani generazioni siano sedotte da strumenti che semplificano la quotidianità. Sicuramente sono meno propensi a compilare moduli cartacei, a leggere interi volumi con istruzioni e regole da osservare nella compilazione, oppure ascoltare un podcast sui vantaggi della previdenza complementare.

Occorre efficientare ulteriormente il rapporto con gli iscritti e con i potenziali aderenti attraverso il ricorso alle nuove frontiere dell’intelligenza artificiale così da fornire risposte in tempo reale ed essere al passo con i tempi di un mondo in continua evoluzione.

Altro tema è poi legato al ruolo dei Fondi pensione considerati come investitori istituzionali responsabili nel sostegno all’economia del Paese. Il ruolo individuato dello Stato in questa prospettiva è quella di essere “ingegnere di ecosistema” utile alla crescita sostenibile dell’economia, realizzando e costruendo le condizioni affinché il privato italiano possa generare futuro, quindi valore e rendimenti per i propri iscritti, senza mettere a repentaglio quanto con fatica si è costruito fino ad oggi.