Il decreto PNRR fornisce un supporto per l’assistenza agli anziani non autosufficienti

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Nel decreto legge approvato dal Governo per garantire l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e
resilienza vi è una specifica previsione legata alla assistenza agli anziani non autosufficienti. Nello specifico si introduce un esonero dal versamento del 100 % dei contributi previdenziali ed assicurativi a carico del datore di lavoro domestico (che possieda un valore dell’indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) in corso di validità, non superiore a euro 6.000) nel limite massimo di importo di 3.000 euro su base annua, in caso di assunzioni o trasformazioni a tempo indeterminato di contratti di lavoro domestico con mansioni di assistente a soggetti anziani, con una età anagrafica di almeno ottanta anni, già titolari dell’indennità di accompagnamento.

Il tema è di particolare attualità e sembra in linea con quanto viene affermato in un recente studio realizzato dal Censis per Assindatcolf, Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico, che comprende un’indagine realizzata presso un campione di 2.400 famiglie datrici di lavoro domestico. In tema di salute, assistenza e previdenza le famiglie italiane sono sempre più vulnerabili, incerte nella
gestione della non autosufficienza e consapevoli di dover ricorrere a risorse proprie. A conferma di questo
stato d’animo, il 45,3% considera prioritario il potenziamento dei servizi domiciliari, partendo dal presupposto che la casa sia il miglior posto dove curarsi, il 58,7% chiede l’introduzione della deducibilità del lavoro domestico ed il 49,1% dichiara di occuparsi personalmente, come caregiver, di un parente non
autosufficiente, in aggiunta al ruolo della badante.

La necessità di intervenire sulla spesa pubblica, prosegue l’approfondimento, il progressivo mutamento dei bisogni sociali e l’evoluzione demografica del Paese hanno messo in affanno il sistema, lasciando aperte molte questioni che in breve tempo sono diventate emergenze. In particolare, se nel 2020 è stato riservato alla spesa sanitaria pubblica il 7,4% del Pil, nel 2026 si prevede che sarà solo il 6,1%; le strutture residenziali socioassistenziali e sociosanitarie attive sono 12.576, con un’offerta di circa 414.000 posti letto (7 ogni 1.000 abitanti), la disponibilità più alta è al Nord-Est con poco più di 1.000 posti letto ogni 100.000 abitanti; se oggi gli over 65 sono il 24,0% della popolazione (nel 1961 erano il 9,5%) e  il 63,5% le persone in età lavorativa (15-64 anni) (nel 1961 erano il 66,0%), nel 2050 si prevede che gli anziani saranno il 34,5% e i 15-64enni saranno meno del 55%. Inoltre, 6,8 milioni di pensioni sono sotto i 1.000 euro mensili.

Sul piano delle prospettive future, il 40,7% delle famiglie giudica non proprio sicuro il proprio livello di risorse economiche e teme che le disponibilità in termini di reddito, patrimonio e risparmi possano non essere sufficienti nel caso di imprevisti. Completamente insicuro si dichiara, invece, il 12,5%, che sa che eventuali imprevisti potrebbero mettere la famiglia in seria difficoltà. Nel bilancio fra fattori di protezione – welfare pubblico, coperture assicurative, altre forme di autotutela personali di cui si dispone – e fattori di rischio futuri, è proprio l’inabilità e la non autosufficienza a raccogliere il maggior grado di rilevanza (64,6%).