Il nuovo Parlamento europeo potrebbe sbloccare il potenziale economico dell’UE nel duello con gli Stati Uniti

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Nonostante le sfide, come la sconfitta nella corsa al digitale, la nuova leadership dell’UE ha l’opportunità di riaccendere la crescita e arrestare il ciclo di arretramento rispetto agli Stati Uniti. Questa necessità è esistenziale: senza crescita, il consenso per il progetto europeo e per i partiti politici tradizionali che lo sostengono continuerà a diminuire.

Ma ci sono ragioni per essere ottimisti. Senza voler minimizzare il duro lavoro e le difficili decisioni necessarie, è importante offrire una controproposta all’onnipresente narrativa di sconforto. La debolezza della crescita in Europa non deve essere l’inevitabile “nuova normalità”.

Anche se l’abbondanza di risorse, definita “paradosso dell’abbondanza”, può spesso intrappolare le economie in una spirale di crescita e sviluppo bassi, la scarsità può in realtà alimentare l’ingegno umano, innescando un circolo virtuoso. Prendiamo l’esempio dei Paesi Bassi, dove oltre un quinto della popolazione vive sotto il livello del mare e che ha sviluppato un’industria di ingegneria idraulica leader a livello mondiale ed è anche il secondo esportatore di prodotti agricoli per valore dopo gli Stati Uniti, nonostante sia uno dei Paesi più densamente popolati del pianeta.

Quindi perché l’invecchiamento della popolazione, ad esempio, non dovrebbe essere trasformato in una fonte di innovazione?

In effetti, l’invecchiamento demografico può aiutare l’Europa a riorientare la propria forza lavoro verso impieghi ad alta produttività senza imporre una terapia d’urto. Man mano che le persone vanno in pensione e non vengono sostituite con assunzioni, mentre altre vengono assunte in posizioni richieste, dovremmo assistere a un graduale spostamento della forza lavoro verso settori più produttivi dell’economia. Il cambiamento demografico offre quindi all’Europa un’opportunità più lenta, ma sostenibile e socialmente equilibrata per superare una rigidità chiave del mercato del lavoro che per anni ha agito da freno alla produttività.

Non bisogna inoltre sottovalutare i vantaggi derivanti dalle dimensioni dell’UE, soprattutto in un mondo in cui gli Stati Uniti e la Cina sono sempre più orientati verso l’interno. In termini di popolazione e di tenore di vita, l’UE esce ancora favorevolmente da un confronto con gli Stati Uniti. Il commercio all’interno dell’UE è 5 volte superiore a quello di Stati Uniti e Cina messi insieme. Sebbene vi siano margini di miglioramento, come area di libero scambio l’UE funziona bene e sempre più Paesi si accodano al blocco.

Guardando a Bruxelles, in particolare, il rilancio della crescita è un tema chiave per le prossime elezioni europee, con tre aree di interesse che hanno un forte potenziale per sostenere gli sforzi della leadership dell’UE.

In primo luogo, il blocco manca di un meccanismo fiscale che consenta una distribuzione più equa della ricchezza tra i membri. Contrariamente all’opinione popolare, l’UE ha il rapporto debito/PIL più basso del G7. Ha i mezzi finanziari per contrarre prestiti e investire alla pari con l’Inflation Reduction Act degli Stati Uniti, ma è limitata dalla mancanza di un meccanismo fiscale. Il piano di ripresa economica Next Generation dell’UE, volto a correggere l’impatto della pandemia, offre un modello utile, con una crescita nei Paesi della periferia europea che lo scorso anno si è attestata in media intorno al 2%.

In secondo luogo, l’UE trarrebbe beneficio da una vera e propria unione dei mercati dei capitali per attrarre denaro privato. Nella regione c’è molta innovazione – si pensi al primo vaccino Covid valido, a base di mRNA – ma le aziende devono portare i loro prodotti negli Stati Uniti se vogliono scalare la loro attività. Mercati dei capitali più profondi e più liquidi potrebbero colmare questa lacuna. La buona notizia è che i responsabili delle politiche europee lo comprendono e c’è un piano dettagliato nel cassetto, ma deve essere attuato.

Infine, l’Europa deve raddoppiare gli investimenti nella sua risorsa più preziosa e scarsa: le persone. Sebbene la regione faccia bene quando si tratta di investire nei diplomati che non vanno all’università, per essere leader nei settori del futuro è necessario che un maggior numero di persone ottenga qualifiche più elevate. In Italia, ad esempio, meno del 30% dei giovani tra i 25 e i 34 anni prosegue gli studi superiori. Questo dato è inferiore alla media OCSE e significativamente più basso rispetto all’oltre 50% degli Stati Uniti.

È chiaro che non esiste una soluzione immediata per i problemi che l’Europa sta affrontando. È invece necessaria una visione paziente e a lungo termine e, se i responsabili delle politiche agiscono ora, sbloccare il potenziale economico dell’UE creerebbe un vento di coda per l’intera Unione europea, togliendo anche il vento dalle vele degli elementi più estremi all’interno dell’Europa.