Retex Event. The Good, the Trend & the Brand. I valori che fanno crescere le marche

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Retex Event — 
Il CEO di Retex Fausto Caprini (nella foto a sinistra) intervistato da ANSA nell’ambito dell’evento “The Good, the Trend & the Brand” del 7 marzo, ha dichiarato che “La correlazione tra il valore del brand e alcuni trend implica la necessità di adeguarsi costantemente a temi come: sostenibilità, attenzione alla diversità, innovazione tecnologica. Questi elementi obbligano le aziende a ripensare continuamente il proprio posizionamento, pur mantenendo una coerenza valoriale al centro della propria strategia”. E ha affermato inoltre: “Le aziende devono essere etiche in ogni loro ambito… noi le accompagniamo in azioni concrete che non siano solo greenwashing”.

Il tema ha un’importanza focale se si pensa che, come ha aggiunto Zornitza Kratchmarova, (nella foto a destra) ESG Lead di Retex, “La GenZ ed i Millennial sono le generazioni più propense a orientare i propri acquisti in base al posizionamento valoriale dei brand. Anche se la Gen X e i Boomer sono tradizionalmente più concentrati sul rapporto qualità/prezzo, è incoraggiante notare un crescente interesse verso la sostenibilità e le questioni sociali nelle loro scelte d’acquisto.”

The Good, The Trend & The Brand

Retex e Connexia, in collaborazione con Trend Watching e Brand Finance, presentano la seconda edizione della ricerca The Good, The Trend & The Brand , che indaga la correlazione tra set valoriali e performance (anche economiche) dei brand.

Acclimators, Human e Metaphysical.
Sono i tre macro-trend che abbiamo scelto per comprendere al meglio la relazione tra set valoriali e performance (anche economiche!) dei brand. E costituiscono, per il secondo anno di fila, il cuore della ricerca “The Good, The Trend & The Brand”, condotta da Retex e Connexia, in collaborazione con le società di consulenza TrendWatching e Brand Finance.
TrendWatching è tra i più quotati “cacciatori di trend” su scala globale, con quartier generale ad Amsterdam e sedi a New York, Singapore e Londra. Mentre Brand Finance è tra i big mondiali nel calcolo degli asset intangibili, la marca in primis, e al momento conta 26 uffici dislocati
in tutto il mondo. Due partner d’eccezione, dunque, per un punto d’osservazione privilegiato sull’importanza strategica del brand quale essenza stessa di un’azienda e dei suoi valori: il cosiddetto purpose.

Con una certezza su tutte: la marca non è un monolite, ma un organismo vivente che evolve con l’evolvere dell’azienda stessa e della società in cui opera. Pura retorica? Affatto!
Con “The Good, The Trend & The Brand” Retex punta a sintetizzare, dati alla mano, l’opinione degli Italiani riguardo ai brand esaminati in relazione ai trend valoriali predominanti nell’attuale contesto storico e di mercato. E lo fa dando la parola ai consumatori.
Perché un conto è quello che pensano le aziende e gli addetti ai lavori, e un conto è il percepito stesso di chi sceglie (o NON sceglie!) un determinato brand. Perché lo fa? Quali sono i valori che più di tutti sono in grado di influenzarne il comportamento d’acquisto? E ancora:
una volta conquistati, i clienti rimangono fedeli al brand o si tratta di acquisti mordi e fuggi? Con un’avvertenza: in tutta la survey le differenze generazionali sono piuttosto marcate e non sempre scontate. Anzi!
Un’ultima precisazione: i brand analizzati non sono marchi qualsiasi, ma rappresentano la top 50 dei brand Made in Italy più forti e di maggiore valore nel nostro Paese, stando alla classifica “Italy 100 2023” targata Brand Finance

Le iniziative ESG delle aziende

4 utenti su 10, a livello cross generazionale, dichiarano di essere interessati alle iniziative ESG delle aziende. Non solo! Per i più, le stesse hanno un impatto diretto sulle loro scelte d’acquisto finali. Con ovvie ricadute positive sul business dei brand più virtuosi.

Gli utenti GenZ sembrano essere quelli con una maggiore capacità di
identificazione delle iniziative ESG e un maggior grado di ottimismo rispetto ai loro effetti positivi sui brand: 1 utente su 2, in questa fascia d’età, si accorge dell’impegno dei brand in ottica sostenibilità e crede che questo abbia ricadute importanti sul business.
Inoltre, in linea con i dati registrati nella precedente edizione della
ricerca “The Good, The Trend & The Brand”, constatiamo che la
percentuale di chi dichiara di non accorgersi dell’impegno dei brand cresce con l’aumentare dell’età.

Un imprinting etico

Altro dato interessante: per la quasi totalità degli  utenti intervistati, un prodotto o un servizio non dovrebbe avere solo un buon rapporto qualità-prezzo, ma dovrebbe avere anche un imprinting etico.

L’aumento del costo della vita, a fronte di entrate in media ferme da anni, se non addirittura in picchiata, sono sotto gli occhi di tutti. Eppure… Tutti, ma proprio tutti, sembrano disposti a pagare di più pur di accaparrarsiprodotti / servizi sostenibili. Con le dovute differenze, certo.

La GenZ, con il 75% delle risposte positive, in aumentodi due punti percentuali rispetto alla scorsa edizione di “The Good, The Trend & The Brand”, è la generazione disposta a pagare di più per avere prodotti e servizi etici. Seguono a ruota i Millennials con il 68% di risposte affermative (+8% rispetto a un anno fa), i Gen X con il 59%
(+7%) e infine i Boomers con il 58%. Ma sono proprio i nati tra il 1945 e il 1964, ossia i Boomers, appunto, a registrare l’avanzata più importante in chiave ESG: +9% in 12 mesi.