Istat: mercato del lavoro in lento miglioramento

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Nel terzo trimestre il tasso di disoccupazione è sceso all’11,7%. E gli occupati sono 247 mila in più rispetto a un anno prima

Nel terzo trimestre prosegue, secondo l’ultimo rapporto dell’Istat diffuso oggi, il “lento miglioramento” del mercato del lavoro italiano: il tasso di disoccupazione è risultato pari all’11,7%, contro il 12,3% del trimestre precedente, e in ottobre è calato ulteriormente all’11,5%. Il numero degli occupati inoltre è aumentato di 247 mila unità rispetto a un anno prima.

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Negli ultimi mesi, avverte tuttavia l’istituto, il ritmo di ripresa segna un po’ il passo: la lieve crescita registrata nel periodo agosto-ottobre (più 0,1%, e più 32 mila unità), è infatti sintesi dell’elevato incremento registrato nel mese di agosto e dei cali successivi, di analoga intensità, che si sono manifestati in settembre e ottobre (meno 0,2%).

Nel terzo trimestre le persone in cerca di occupazione sono diminuite (anche se il dato è influenzato da un aumento degli inattivi): la stima è di 2,677 milioni di persone (299 mila in meno rispetto a un anno prima). E prosegue la discesa della disoccupazione di lunga durata, dal 62,4% di un anno fa al 58,1%, per un totale di 1,555 milioni di persone che cercano lavoro da almeno un anno.

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Secondo l’Istat la ripresa riguarda in particolare il sud, dato che la metà dei nuovi occupati (136 mila unità) sono nel Mezzogiorno.

Torna a crescere poi la presenza, nel mondo del lavoro, dei giovani tra i 15 e i 34 anni: sono 56 mila in più (più 1,1%). E il tasso di occupazione è salito, per questa fascia d’età, dal 39,5% al 40,2%. In calo invece la presenza dei 45-49enni mentre prosegue la crescita “più marcata” degli over 50, essenzialmente tra i lavoratori a tempo indeterminato: l’aumento, sottolinea l’Istat, è un effetto delle minori uscite dal mercato del lavoro per pensionamento, in seguito alla riforma Fornero.

Un titolo di studio elevato rappresenta sempre più un vantaggio per chi cerca lavoro: il tasso di occupazione cresce infatti di più fra i laureati, attestandosi al 75,7% (più 0,8% rispetto a un anno prima), contro il 63,2% dei diplomati (più 0,7% annuo) e al 43,5% di chi ha la licenza media (più 0,5%).