Crescita globale, per Fmi rallenterà ancora

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Lo dice l’ultimo report in vista del G20 di Shanghai: colpa della crisi cinese e dei paesi emergenti e, naturalmente, del crollo del petrolio. Ad aprile le nuove previsioni

Le prospettive dell’economia mondiale nel 2016 non sono buone, anzi, il Fondo monetario internazionale si prepara a tagliare ancora le già deludenti stime.
E’ tutt’altro che ottimista, infatti, l’ultimo “Global Prospects and Policy Challenges” preparato dall’Fmi in vista del vertice G20 di Shanghai, che si tiene tra venerdì 26 e sabato 27 febbraio.
Le cause del pessimismo sono quelle note: il rallentamento dell’economia cinese e degli altri paesi emergenti, il crollo dei prezzi del petrolio e, infine, le forti turbolenze sui mercati finanziari.

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Tutto questo ha aumentato la possibilità di procedere con un nuovo taglio delle previsioni in occasione del consueto report “World Economic Outlook” che sarà diffuso ad aprile.
Si tratterebbe della seconda riduzione delle stime in pochi mesi: l’ultima revisione del Fmi è avvenuta a gennaio, quando le previsioni sul Pil globale sono state diminuite dello 0,2% sia per l’anno in corso che per il 2017 rispettivamente al 3,4% e al 3,5%.

Quali le ricette per uscire dal pantano? Secondo l’FMI questa congiuntura “fragile” aumenta l’urgenza di risposte politiche di ampia portata che rafforzino la crescita e gestiscano le vulnerabilità. In particolare, le politiche monetarie accomodanti restano essenziali dove l’inflazione è ancora sotto i target delle banche centrali anche perché, osserva il Fondo, il crollo delle materie prime è destinato a deprimere ulteriormente i prezzi.
Allo stesso tempo, però, “va ridotto l’eccesso di dipendenza dalle politiche monetarie”, ha puntualizzato l’istituzione guidata da Christine Lagarde.

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Sull’area euro il Fondo dice che “investimenti bassi, disoccupazione alta e bilanci deboli pesano sulla crescita”, ma il quantitative easing di Mario Draghi “ha sostenuto la ripresa aumentando la fiducia e le condizioni finanziarie” e deve continuare con decisione.

Sugli Usa il Fondo invita la Federal Reserve ad assumere un atteggiamento prudente: dopo il rialzo dei tassi del dicembre scorso “Ulteriori azioni dovrebbero essere ben comunicate e basate su prove chiare di pressioni sui salari o sui prezzi e una valutazione che l’inflazione si prepara a crescere verso il target della Federal Reserve del 2%”.