Mercato A shares, troppo grande per essere ignorato

Dmitriy Vlaslov -
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Il mercato delle A share cinesi ormai è semplicemente “troppo grande per essere ignorato”: si tratta del secondo mercato azionario a livello globale per dimensioni, con una capitalizzazione pari a 8.000 miliardi di dollari, oltre 3.700 società quotate e un turnover medio giornaliero superiore ai 70 miliardi di dollari – comandato dagli investitori retail, a cui è imputabile il 75% dei volumi.

Nonostante ciò è tra i mercati con la più bassa partecipazione straniera: attualmente al di sotto del 3% della capitalizzazione di mercato.

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Non è solo una questione di dimensioni, le ragioni per adottare una prospettiva ottimista rispetto al mercato delle A share sono diverse: offre un’esposizione maggiormente diversificata alla crescita cinese rispetto ai titoli quotati sul mercato offshore (Hong Kong); è un mercato altamente inefficiente, che presenta quindi enormi opportunità per gli stock-picker attenti; è destinato a diventare più aperto e istituzionalizzato grazie all’inclusione negli indici MSCI.

Quest’ultimo è un processo ancora in corso, iniziato nel 2018 con un fattore di inclusione pari al 5% e che verrà portato quest’anno al 20%. Il peso delle A share nell’indice MSCI Emerging Markets verrà portato fino al 3,8%. Anche FTSE Russel ha aggiornato la classificazione sul mercato delle A share, che è adesso considerato un Secondary Emerging Market e arriverà ad avere un peso del 5,5% entro marzo 2020. Questi cambiamenti si tradurranno, potenzialmente, in flussi in entrata pari a 300 miliardi di dollari una volta che l’inclusione sarà completa – solo quest’anno sono previsti tra i 70 e gli 80 miliardi di dollari in entrata per il mercato delle A share. Anche la quota di investimenti esteri è data in aumento, e dovrebbe attestarsi intorno al 10% una volta che il processo di inclusione sarà terminato.

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Si parla spesso di quanto la Cina si differenzi rispetto agli altri mercati emergenti, tuttavia crediamo che ci siano alcuni tratti comuni che si rilevano in tutto l’universo emergente e di frontiera, Cina inclusa. In primis, la convergenza di questi mercati verso i corrispettivi sviluppati, che si traduce in una prospettiva di sviluppo economico di lungo periodo e in un contesto di crescita strutturale per diversi settori. Tutti i mercati emergenti e di frontiera, inoltre, presentano una serie di inefficienze che vanno a favorire gli investitori attivi. Si rilevano una mancanza di informazioni e di ricerca di qualità, grandi discrepanze nelle performance operative e finanziarie delle singole società, un’enorme differenza tra gli standard ESG reali e quelli percepiti; spesso è complicato avere accesso alle persone e alle società “giuste”, mentre le valutazioni e la percezione del rischio sono spesso distorte.

I cambiamenti che si stanno verificando in Cina stanno creando una serie di opportunità strutturali strettamente connesse con lo sviluppo della classe media e la trasformazione dell’economia. In primis, stiamo assistendo a un upgrade dei consumi in diversi settori a seguito di un aumento del reddito disponibile, che influenza anche la crescita di settori quali l’healthcare e l’assicurativo.

La Cina sta inoltre abbandonando il vecchio modello di crescita basato su materie prime e industria pesante in favore di innovazione e tecnologia, che stanno diventando i nuovi driver per lo sviluppo dell’economia cinese. Analogamente, la Cina sta compiendo importanti sforzi per ridurre il proprio impatto sul pianeta e gli investimenti di Pechino sul fronte ambientale presentano interessanti opportunità di investimento.

Ovviamente è impossibile parlare di Cina senza fare riferimento alle tensioni tra Pechino e Washington, specialmente con il riemergere dei timori di una possibile guerra commerciale dopo lo stallo nelle negoziazioni tra USA e Cina e il caso di Huawei. Tuttavia, crediamo che il contesto macroeconomico cinese sia in grado di resistere alle attuali condizioni grazie alle misure di supporto all’economia e all’effetto degli stimoli fiscali. Il taglio dell’IVA e la riduzione dei contributi previdenziali obbligatori, per un totale di 2.000 miliardi di Renminbi, dovrebbero risultare in una crescita degli utili più elevata, mentre sono probabili ulteriori sgravi fiscali e misure di supporto specifiche per alcuni settori.

Le A share sono interessanti anche dal punto di vista delle valutazioni, che si mantengono al di sotto delle medie a 5, 7 e 10 anni nonostante il contesto macroeconomico favorevole e una ripresa degli utili nella seconda metà del 2019. A nostro avviso, le opportunità migliori si trovano nei titoli di più alta qualità che presentano un’importante esposizione al mercato interno e beneficiano delle dinamiche di crescita strutturale.

Ne è un esempio Midea, leader nell’elettronica di consumo, che beneficerà della crescita della domanda cinese di elettrodomestici, spinta sia dagli upgrade che dalla sostituzione di vecchi prodotti. La società è inoltre esposta alla robotica e all’automazione industriale, che dovrebbero emergere come nuovi driver di crescita. Midea è caratterizzata da un management di primo livello, una quota di mercato crescente e una solida generazione di flussi di cassa (FCF yield tra il 7 e il 10% e redditività del capitale proprio al 26%), e, considerato il multiplo prezzo/utili per il 2019 pari a 14, presenta ancora una valutazione ragionevole.

Un’altra società interessante è Ping An, conglomerato finanziario leader in Cina per le assicurazioni del ramo vita e su danni e infortuni. Oltre alle ottime prospettive di lungo periodo per il segmento assicurativo, che beneficia della crescita della middle class e della bassa penetrazione di mercato (attualmente al 2,3%), la società ha anche un track-record di livello nel campo del fintech e sta registrando ottimi risultati finanziari – supera sempre le previsioni, l’utile netto è cresciuto del 21% nel 2018 e si prevede una crescita degli utili pluriennali tra il 15 e il 20%.

 

EastCapital mercato a shares troppo grande per essere ignorato

 

Nonostante i forti guadagni nell’anno in corso, il Forward P/E delle A share presenti nell’MSCI China è ancora significativamente al di sotto delle medie a 5, 7, 10 anni.


Dmitriy Vlaslov – Portfolio Manager – East Capital