Pechino, è crisi per l’export

di redazione -

La debole domanda di beni cinesi e lo yuan forte alla base del crollo dell’8,3%. Giù anche i prezzi alla produzione, mentre salgono quelli al consumo

Le preoccupazioni per l’andamento dell’economia cinese sono state confermate dalle ultime rilevazioni del National Statistics Bureau, rese note nel fine settimana. E’ crollo per l’export di Pechino, che ha messo a segno la maggior caduta degli ultimi 4 mesi (-8,3%) a causa della debole domanda di beni cinesi e dello yuan che si è fortemente apprezzato.

Le statistiche fanno suonare un campanello d’allarme anche sui prezzi alla produzione, che a luglio sono crollati del 5,4% deludendo gli analisti che stimavano una caduta inferiore (-5%) e portandosi ai livelli più bassi dal 2009, quando la Cina risentì della crisi finanziaria che si era abbattuta sull’economia globale dopo il crollo di Lehman.
Il dato è particolarmente preoccupante in quanto riporta il 40° calo mensile consecutivo, cosa che conferma come ormai i prezzi alla produzione cinesi siano in deflazione.

Invece i prezzi al consumo si muovono al rialzo, per quanto in linea questa volta con le attese degli analisti. L’inflazione del Dragone viaggia a luglio a +1,6% dopo il +1,4% del mese precedente.

Ma queste statistiche sono solo un assaggio di ciò che arriverà nei prossimi giorni, quando altri importanti “market mover” verranno resi noti.
Gli esperti sono convinti che le prossime rilevazioni confermeranno la necessità di nuovi stimoli monetari da parte della Banca Centrale cinese.
Anche il presidente Xi Jinping, ultimamente, ha ribadito la necessità di riformare alcuni settori dell’economia nazionale, in particolare le grandi società di Stato, cosa che alimenta le attese per diverse grandi operazioni di fusione tra aziende..
Secondo le previsioni, infine, quest’anno l’economia cinese dovrebbe mettere a segno una crescita del 7% ma molti ormai dubitano che, di questo passo, il Pechino riuscirà a centrare l’obiettivo.