Greggio in calo. Pesano Cina e scorte saudite

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La frenata del Pil del Dragone si aggiunge ai timori per il calo dell’export di petrolio del grande produttore arabo. Alla vigilia di una cruciale riunione dell’Opec

Sono di nuovo in discesa, a Londra, le quotazioni del greggio che, a metà giornata, mostravano prezzi a 49,77 dollari al barile per la qualità Brent del Mare del Nord (- 1,41%) e a 46,77 dollari per il greggio americano Wti (-1,04%).

Sulle quotazioni dell’oro nero pesa, naturalmente la frenata dell’economia cinese ma incidono anche i segnali preoccupanti di un aumento delle scorte del greggio dell’Arabia Saudita.
La politica molto aggressiva seguita dal maggiore produttore nell’ambito dell’Opec sembra si stia ritorcendo contro il suo stesso paese invece di mettere in ginocchio i produttori Usa, come si pensava o almeno si voleva.
L’ eccesso di offerta di petrolio a livello globale, dopo aver messo in gravi difficoltà Russia e altri paesi soprattutto sudamericani, sta ora frenando le esportazioni saudite.

In questo panorama di prezzi fortemente depressi da ormai oltre un anno, si profila bollente il prossimo summit straordinario dell’Opec a Vienna, in agenda per mercoledì 21.
Al centro del dibattito, allargato anche a altri paesi come la Russia, ci sarà la proposta del Venezuela di tornare a un regime di tagli automatici della produzione che tengano il barile sopra quota 70 dollari, contrariamente a quanto imposto dai sauditi che hanno voluto mantenere la produzione invariata nonostante l’abbondanza dell’offerta.