Il rebus dei tassi Usa scompiglia le Borse asiatiche
Listini in rosso da Tokyo a Seul fino a Shanghai e Hong Kong dopo la richiesta dell’Fmi alla Fed di rimandare il taglio del costo del denaro
L’incertezza sui tempi del taglio dei tassi americani, ritornata improvvisamente sui mercati ieri dopo che la data di dicembre sembrava ormai scontata, ha gettato nello scompiglio anche le Borse asiatiche dopo quelle occidentali, compresa Milano che ieri ha perso oltre due punti percentuali.
La richiesta del Fondo Monetario Internazionale, rivolta alla Fed, perché aspetti tempi migliori per diminuire il costo del denaro nell’area del dollaro ha prodotto l’effetto di netti ribassi sui listini di Tokyo (-0,51%), Shanghai (-1,43%), Shenzhen (-2,40%), Taiwan (-1,17%),
Hong Kong (-1,95%) e Singapore (-1,20%).
In salvo solo Bangkok e Kuala Lumpur, che hanno chiuso invariate.
Non è stata, comunque, solo la Fed ad affondare i mercati, ma anche l’estrema debolezza che vivono le commodity, petrolio, rame e oro soprattutto. Le quotazioni degli ultimi due metalli viaggiano ai minimi da oltre sei anni.
Quanto alla Banca centrale statunitense, questa sembra al suo interno sempre più divisa sull’opportunità di alzare i tassi di interesse a dicembre.
Se la “colomba delle colombe” Charles Evans, della Fed di Chicago, sembra disposto ad aspettare almeno la metà del 2016, il “falco” James Bullard, presidente della Federal Reserve Bank di St. Louis, durante una conferenza ha oggi espresso timore per la possibilità di una brusca impennata dell’inflazione una volta avviata la normalizzazione monetaria.