Banca Etruria verso la bancarotta fraudolenta

di Rosaria Barrile -

I giudici hanno dichiarato il vecchio istituto di credito insolvente, aprendo di fatto il quinto filone d’indagine contro i dirigenti della popolare

Il destino della vecchia Banca Etruria, quella che è stata scorporata e che detiene tutte le passività della banca a seguito del decreto salva-banche, si fa di ora in ora sempre più nero. Il tribunale fallimentare di Arezzo ha infatti dichiarato lo stato di insolvenza dell’istituto, accogliendo le richieste del commissario liquidatore.

Ora, di fronte a questa decisione, la procura guidata da Roberto Rossi dovrà procedere per bancarotta fraudolenta nei confronti degli ex amministratori. Il prossimo passaggio potrebbe essere l’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex presidente Lorenzo Rosi e dei due ex vicepresidenti Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, padre della ministra per le Riforme Maria Elena Boschi.

I giudici hanno anche respinto la richiesta di sollevare la questione di legittimità costituzionale del decreto salvabanche, formulata dai legali di Rosi.

“Aspetto di leggere il provvedimento, ma a questo punto mi sembra scontato il nostro ricorso alla Corte d’Appello di Firenze”, ha dichiarato l’avvocato Michele Desario, difensore dell’ex presidente di Etruria.

L’avvio del procedimento per bancarotta fraudolenta, dato come imminente, aprirebbe il quinto filone di inchiesta sulla banca popolare.

Nell’ambito del procedimento basato sull’accusa di ostacolo alla vigilanza è arrivata il 3 febbraio la richiesta dei primi rinvii a giudizio: Rossi ha chiesto il processo per l’ex presidente Giuseppe Fornasari, l’ex amministratore delegato Luca Bronchi e l’ex direttore centrale Davide Canestri.

Si sono poi concluse le indagini sul secondo filone, quello per false fatturazioni, a carico di Fornasari, Bronchi e di Fabio Palumbo e Ernesto Meocci, rispettivamente ex presidente ed ex amministratore delegato della finanziaria romana Methorios, che secondo l’accusa avrebbe emesso le fatture inesistenti.

Resta aperto il filone di indagine relativo al conflitto di interessi, che vede indagati Rosi e Nataloni. Il quarto filone è quello della procura di Civitavecchia per truffa e istigazione al suicidio del pensionato Luigino D’Angelo, che si è tolto la vita dopo aver perso i risparmi investiti in obbligazioni subordinate.