Sicurezza previdenziale: Italia al 28° posto

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L’indice Global Retirement di Natixis considera 43 paesi sviluppati, analizzando le disponibilità post-pensionamento, il benessere materiale, la salute e la qualità della vita

Un lieve miglioramento rispetto all’anno scorso, ma una posizione che resta ben oltre la metà della classifica. L’Italia si colloca al 28° posto (dal 29° della precedente edizione) nel Global Retirement Index 2016 di Natixis Global Asset Management.

L’indice valuta la sicurezza finanziaria dei cittadini nella fase del post pensionamento, analizzando, in 43 paesi sviluppati, quattro parametri: innanzitutto le disponibilità economiche, ma anche il benessere materiale, la salute e la qualità della vita.

A guidare la classifica sono i paesi del Nord Europa, con la Norvegia al primo posto, seguita da Svizzera, Islanda, Svezia, Germania, Paesi Bassi e Austria. Nel gruppo di testa si trovano anche la Nuova Zelanda (al quarto posto), l’Australia (al sesto) e il Canada (decimo).

Il miglioramento del punteggio complessivo dell’Italia, spiega Natixis, è dovuto principalmente agli indicatori relativi alla qualità della vita e alle finanze: la percezione di maggior felicità, la qualità dell’aria e la pressione fiscale registrano un segno positivo rispetto al 2015. I maggiori ritardi del nostro paese sono sul fronte del benessere materiale e della salute.

Il 69% degli italiani (secondo un recente sondaggio condotto da Natixis Global Asset Management) considera la pensione la vera priorità finanziaria. Ma il 30% si dichiara “arrabbiato” per la sua situazione, il 24% “rassegnato” e il 14% “non preparato”.

Tra gli intervistati la maggioranza pensa che la fonte di finanziamento più importante della pensione debba arrivare dal contributo del datore di lavoro, seguito dai risparmi e dal welfare pubblico. In media, gli italiani dichiarano di aver bisogno del 71% della loro rendita pre-pensionamento per poter vivere una volta andati in pensione. Il dato si posiziona nella fascia bassa del range raccomandato, che è tra il 70% e l’80%, ma è ben al di sopra della media globale (64%).

Solo il 42% degli italiani ha un piano pensionistico privato con contributo del datore di lavoro (62% a livello globale) e i risparmi medi annuali si attestano al 12%.

Rispetto ai primi paesi della classifica, la situazione dell’Italia mostra come resta ancora molta strada da percorrere. Antonio Bottillo, Country Head ed Executive Managing Director per l’Italia di Natixis Global Asset Management, afferma: “E’ evidente come nei prossimi decenni gli individui dovranno fare di più per finanziare il proprio post-pensionamento, ma anche facendo ciò è importante ricordare che assicurare la sicurezza previdenziale non è unicamente loro responsabilità”.

Dal Global Retirement Index 2016 (qui lo studio completo) emergono le quattro tendenze che caratterizzano i paesi classificati nelle prime posizioni:

1. Accessibilità: una forza lavoro che invecchia e le aspettative di vita in aumento in molti paesi occidentali hanno reso i tradizionali modelli di previdenza pubblica insostenibili. Nel momento in cui gli individui si assumono maggiore responsabilità per la propria previdenza, i decisori pubblici nei paesi chiave devono assicurarsi che i lavoratori abbiano accesso a piani pensionistici individuali o aziendali.

2. Incentivi: politiche efficaci incentivano i risparmi in vista del pensionamento, in modo da ridurre le problematiche di lungo periodo relative al supporto dei pensionati. Una tassazione favorevole sui risparmi previdenziali aiuta i lavoratori ad accantonare più denaro, in modo da provvedere più autonomamente ai propri bisogni.
3. Coinvolgimento: l’adesione automatica a piani pensionistici aziendali è un passo nella giusta direzione. Un’altra iniziativa efficace è assicurarsi che i lavoratori abbiano un giusto equilibrio di investimenti e abbastanza informazioni per aiutarli a massimizzare i benefici dell’adesione ai piani.

4. Aspetti economici: la sicurezza finanziaria va oltre gli stessi strumenti di risparmio. Le politiche monetarie, fiscali e sanitarie giocano tutte un ruolo affinché i pensionati possano essere auto-sufficienti.