Frenano in Italia gli investimenti anti carbonio
Il calo, afferma la settima edizione italiana del Climate Change Report 2016 di Cdp è stato di ben il 41%. Tra le aziende più virtuose, secondo lo studio, Cnh Industrial, Enel, Eni, Fiat Chrysler, Intesa Sanpaolo, Iren, Salini Impregilo e Snam
Imprese italiane sempre più attente a ridurre il proprio impatto ambientale in vista di un’economia a basse emissioni di carbonio, anche se gli investimenti dedicati a questo obiettivo sono calati rispetto allo scorso anno. A fornire questo bilancio in parte contraddittorio è la settima edizione italiana del Climate Change Report 2016, di Cdp, la piattaforma globale di analisi dei dati ambientali.
A essere sottoposte all’analisi sono state 42 società italiane che rappresentano il 69% della capitalizzazione totale del campione Cdp Italy 100, costituito dalle 100 imprese Italiane più grandi per capitalizzazione di mercato.
Diverse le evidenze positive contenute nel report: in primis il fatto ben l’86% delle imprese italiane sia già impegnato nel conseguire un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra prodotte.
Si tratta di un valore nettamente più basso rispetto al 92% della media europea, ma superiore di un punto rispetto alla media globale (85%).
Nel 2016 quasi tutte le società del campione (40 pari al 97% del totale) hanno adottato concretamente iniziative di riduzione delle emissioni, ma il volume degli investimenti complessivi è diminuito di quasi il 41%: dai 4,5 miliardi del 2015 è sceso infatti a 2,6 miliardi. Si tratta del primo consistente rallentamento degli investimenti dedicati a quest’area dopo anni di continui aumenti. Di pari passo sono diminuite anche le tonnellate risparmiate di Co2 che passano dai 7 milioni del 2015 ai 5,5 milioni del 2016.
Per la prima volta nell’analisi del campione italiano emerge tuttavia un cambiamento di prospettiva nell’attuazione dei progetti, che appaiono non più legati al breve termine.
Le imprese hanno infatti stabilito target di riduzione delle emissioni tenendo conto di un orizzonte temporale di medio termine: il 37% degli obiettivi prevede un termine di attuazione entro il 2020 – 2025. Un dato incoraggiante anche manca ancora un’impostazione di lungo termine: solo il 7% degli obiettivi stabiliti di riduzione delle emissioni prevedono un termine che va al di là del 2030.
Soltanto due delle 42 imprese italiane incluse nelle analisi, inoltre, dimostrano di tener conto delle ultime raccomandazione derivanti dalla ricerca scientifica sul clima, al fine di mantenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia critica di due gradi centigradi.
Secondo Antonio Santoro, project officer Southern Europe di Cdp, a dimostrare come gli obiettivi legati al cambiamento climatico abbiano assunto un valore in termini di strategia di impresa, “basta considerare il numero degli incentivi destinati nello specifico agli amministratori delegati, che è più che raddoppiato passando dal 5% del 2015 al 12% di quest’anno”.
Nel corso della presentazione dell’edizione italiana del rapporto, sono stati assegnati i Cdp Climate Leadership Awards insieme a Borsa Italiana. Dieci i leader del made in Italy premiati: Cnh Industrial, Enel, Eni, Fiat Chrysler Automobiles, Intesa Sanpaolo, Iren, Salini Impregilo, Snam hanno ottenuto il miglior punteggio, ovvero A, sulla base della metodologia seguita da Cdp. Erg è stata riconosciuta come miglior nuovo ingresso, mentre Sofidel è l’impresa che ha ottenuto il miglior punteggio (B) tra quelle che si sono sottoposte all’analisi volontariamente.