Meeting FOMC: il commento di State Street

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A seguito del meeting odierno del Federal Open Market Committee (FOMC) statunitense, Lee Ferridge, responsabile multi-asset strategy per il Nord America di State Street Global Markets; Antoine Lesné, responsabile EMEA ETF strategy di SPDR ETFs, parte di State Street Global Advisors e Sophia Ferguson, senior portfolio manager for active fixed income and currency di State Street Global Advisors, hanno così commentato.

Commento di Ferridge: “Come ampiamente atteso, il FOMC ha annunciato l’avvio del programma di riduzione del bilancio, facendo della Federal Reserve (Fed) la prima Banca Centrale a intraprendere il riassoribimento dopo l’implementazione del quantitative easing a seguito della crisi economica mondiale. Questo elemento è stato ampiamente evidenziato dai membri del FOMC e la Fed ritiene che si tratterà di un processo graduale e prevedibile che, di conseguenza, produrrà pochi sconvolgimenti sul mercato, se non addirittura nessuno. Per citare il presidente Yellen, sarà come “guardare la vernice che si asciuga”. Tutto questo può essere vero all’inizio, con la Banca Centrale che consentirà di riassorbire solo 10 miliardi di dollari al mese. Nei mesi successivi, invece, tale cifra è destinata a crescere (con un aumento di 10 miliardi al mese ogni trimestre) e sarà accompagnata probabilmente dal tapering della Banca Centrale Europea (BCE) che inizierà nei primi mesi del 2018, rendendo il contesto della liquidità meno favorevole ai mercati finanziari”.

“Oltre alla riduzione del bilancio, nonostante i recenti dati deludenti, la Fed ha mantenuto invariato il suo outlook sui tassi di interesse, con un ulteriore rialzo previsto per la fine di quest’anno. Ciò nonostante, molto probabilmente sarà necessario un miglioramento dei dati e/o nuovi segnali di pressione inflazionistica affinché la Fed alzi i tassi di interesse per la terza volta nel 2017. Il suo compito non sarà certo facilitato dalla distorsione che subiranno i dati nei prossimi mesi, a seguito della devastazione causata dagli uragani Harvey e Irma”.

Commento di Lesné: “Come previstoe lasciato intendere il mese scorso, la Fed passa dalle parole ai fatti, diventando così la prima Banca Centrale ad avviare l’inversione della politica monetaria. Sarà un processo molto attento e graduale, che è già stato parzialmente incorporato nelle valutazioni di mercato”.

“Tutto questo avviene in uno scenario costituito dal consolidamento dei dati dell’inflazione, che potrebbero incrementare le probabilità di un rialzo dei tassi a dicembre. Al contrario, gli altri dati economici non sono stati altrettanto significativi. L’approccio della Fed sembra prudente ed equilibrato. L’impatto previsto per l’inversione di rotta della politica monetaria resta ancora relativamente contenuto e ci vorrà l’avvio del tapering della BCE, che peraltro potrebbe a sua volta essere graduale, per offrire un minor supporto alle esposizioni corporate.. Attualmente continuiamo a preferire il credito rispetto ai treasury, mentre abbiamo un atteggiamento più cauto per quanto riguarda il rischio legato alla duration”.

Commento di Ferguson: “La volontà del FOMC di avviare il processo di riduzione del bilancio in ottobre implica maggiori livelli di fiducia sull’andamento dell’economia statunitense. Come lasciato intendere dalle precedenti comunicazioni, si tratterà di un processo graduale e prevedibile, limitando quindi l’impatto negativo sui tassi. Nonostante la disoccupazione abbia toccato i minimi storici e le condizioni finanziarie siano sempre più favorevoli, la crescita positiva dei salari ha smorzato l’atteggiamento dei falchi del comitato, con un andamento a ribasso nel lungo periodo della linea politica dei tassi di interesse, come emerge dai dot plot. Con 11 dei 16 partecipanti che chiedono un ulteriorerialzo dei tassi entro la fine dell’anno, la decisione di lasciare invariato il tasso all’1,25% offre una tregua gradita al FOMC, che avrà così modo di valutare i dati economici delle prossime settimane e mesi. Questa tregua riduce anche il rischio di una rimozione preventiva della politica monetaria accomodante e lascia allo stesso tempo un ampio spazio di manovra, qualora l’inflazione subisse un’accelerazione maggiore rispetto a quanto stimato nella seconda metà dell’anno.